(Foto di Maurizio Crispi)
Tarzan innamorato però, non trovando la sua "Scimmietta", ogni tanto si spazientisce ed il suo diuturno richiamo a "Scimmietta" si tramuta in un grido belluino... quel famoso grido che tante volte abbiamo sentito nei film di Tarzan e che, mixato con tanti suoni diversi, venne addirittura sottoposto a brevetto.
(VC) - Il richiamo della foresta, evviva, forse c'è ancora una speranza, non tutto è perduto, possiamo ancora ritrovare il Paradiso.
Nel primo rigo Tarzàn chiama la sua “scimmietta” secondo il linguaggio della cultura dominante che ha appreso da poco. Ma in questo caso la cultura dominante fa fiasco e la scimmietta con due emme rimane dove si trova, forse non lo sente nemmeno e se lo sente non lo capisce.
Il secondo rigo potrebbe essere chiamato il rigo di Tarzàn alla riscossa.
Come possiamo notare comincia a venire fuori la vera natura dell'uomo scimmia. Il modello di cultura dominante che Tarzan stava per introiettare comincia ad involversi, a sgretolarsi sotto la spinta della vera passione e dell'animalità che è in Tarzàn (chissà se esiste anche in noi) e, al contempo, inizia a riemergere, prepotente, il linguaggio della natura. Prova ne sia che “scimmietta” in blu e con due correttissime emme perde improvvisamente una emme e diventa (dai Tarzàn fai riemergere l'animale che è in te) “scimietta”, scritto in rosso con una sola emme. Comincia a fare capolino un accenno del celeberrimo urlo. Al terzo rigo è ritornato lui, Tarzàn, il vero uomo scimmia, il Signore della giungla.
Il linguaggiaccio (per esprimere il concetto di "brutto linguaggio" ho usato un termine molto brutto e di nuovo conio) che Tarzàn credeva di dovere imparare e che non gli sarebbe servito per parlare dritto sino al cuore della sua "scimietta" ormai non esiste più, s'è dissolto, sgretolato. Al suo posto riemerge l'unico, solo, vero urlo belluino di Tarzàn, quella emissione di pura forza ancestrale, per noi priva di valore semantico, ma capace di sottomettere (alla faccia dell'assenza di valore semantico) tutti gli animali della giungla.
La sua “scimietta” è tornata da lui, ma anche Jane si è fatta avanti e sembra disponibilissima (noi, ovviamente e secondo quanto propostoci dall'iconografia cinematografica, la preferiremmo alla scimietta).
Tarzàn, ora, è tornato ad essere felice ed anche noi, senza accorgercene, stiamo sorridendo.
E' proprio un bel finale!
La “scimietta”, “Jane”, tutte le femmine della giungla sono contente del ritorno di Tarzàn e vorrebbero accoppiarsi con lui.
Nel sentire ciò noi sorridiamo con quel sorrisetto malizioso tipico dell'uomo culturalizzato e represso: “... Ehi! Tarzàn, questa sera sì che avrai di che divertirti...!!!"
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