lunedì 26 ottobre 2009

Panchina nostalgia


Panchina triste...
(foto di Valentina Dolcemascolo,
già comparsa in FB nel gruppo "QUELLI, KE LE PANCHINE")

(VC) -  Strano, molto strano. Questa panchina triste lascia muti, ad osservare senza parole. Forse ha la carattertistica di trasmettere uno stato di tristezza contagiosa. L'espressione “panchina triste” in questo caso non attiene ad uno stato d'animo evocato in noi da un contesto o da una rappresentazione, no, non credo che sia così. Questa panchina è triste perchè vivente esse stessa e perchè ha perso la speranza. Forse sperava di diventare una apprezzata panchina panoramica, del tipo di quelle che anche noi abbiamo più volte celebrato, oppure una “panchina rosa” per appanchinamenti romantici. Purtroppo ognuno ha il suo destino ed il destino non è stato generoso con questa panchina collocandola a ridosso di un muro invalicabile che delimita un passaggio cittadino, probabilmente orientata verso un secondo muro che controdelimita la stradina. La panchina è, infatti, collocata in una piazzuola che collega le due rampe di una scalinata abbastanza impegnativa e sembrerebbe piazzata lì soltanto per fornire un breve sollievo alla fatica della salita. E' infatti poco probabile che, nella foga della discesa, si decida di soffermarsi ed attergarsi su quei listelli consumati (tutti conosciamo il noto adagio che testualmente recita che “...a scendere tutti i santi aiutano...”). L'utenza della panchina quindi, se tale ipotesi fosse confermata, sarebbe limitata ad obesi anziani e cardiopatici che durante il percorso di risalita potrebbero soffermarsi attendendo l'attenuazione della tachicardia e di un'eventuale, minacciosa, extrasistolia. Tale doveva essere l'intuizione del governo cittadino quando, diversi anni or sono (la panchina è indubbiamente datata) ne decise la realizzazione. Ma, con la commercializzazione di moderni efficacissimi farmaci per lo scompenso cardiaco, anche il cardio-paziente ha acquisito maggiori capacità prestazional-performative e l'impiego della panchina risulta ormai pressocchè nullo.
Non un libro letto, non uno sbaciucchiamento in questa povera panchina consumata.
E, così, la nostra panchina giace solitaria, incurvandosi sotto il peso degli anni.
Gli anziani in risalita che prima la frequentavano, adesso, rivitalizzati dai moderni prodotti che le multinazionali del farmaco hanno messo in commercio con la complicità di medici compiacenti, sembrano dei giovanotti.
Ad invecchiare è rimasta soltanto lei.

(MC) - Posso soltanto dire che, di primo acchitto, ciò che mi ha colpito della "panchina triste" è quel leggero assetto curvilineo delle sue doghe, come se nel corso dei secoli (mi vien da dire così) fosse stata fedele ad intere generazioni di utilizzatori, salendo all'indietro di generazione in generazione. Ad accrescere quest'aspetto antico e di stanchezza, si aggiunge l'acciottolato di pietre di fiume e l'erbetta verde che cresce gentile tra i suoi interstizi ed anche quei gradini con l'alzata ripida d'una tipica via di paese.
Un percorso prima frequentato da muli ed asini di ritorno dalla campagna e dai loro conducenti, ed ora del tutto disertato in conseguenza della crescente ed ubiquitaria motorizzazione.
Forse, adesso la panchina è triste perchè, dopo secoli di buon servizio, nessuno ci si siede più.
I giovani graffitari pensano ad altro: disegnano sui muri, li "taggano" e poi si seggono sui sedili dei loro motorini a ciondolare.
Mai, anche se si spingono sin qui a disegnare i loro writing, i motorini - a causa dei gradini - non li possono portare sino alla panchina.
Quindi, dopo aver disegnato e consumato le loro vernici spray, se ne tornano alle loro cavalcature metallo-plastiche.
Quindi, anche da loro la vecchia panchina viene disertata e se ne rimane trascurata e negletta... a sognare di tempi migliori...
Oggi, nessun nonno dice al proprio nipotino: "Anche tu un giorno verrai qui a sederti su questa vecchia panchina assieme al tuo nipotino, proprio come stiamo facendo noi adesso...".
Chissà quante storie ha ascoltato questa panchina triste e quante ce ne potrebbe raccontare: forse, se ci fermassimo e glielo chiedessimo, non sarebbe più così triste e qualcuna di quelle storie la sussurebbe a noi riconoscente dell'attenzione.

Nessun commento:

Posta un commento