sabato 13 febbraio 2010

La Panchina che si perse nell'etere e divenne una psico-panchina

Panchina e finestra
(Piano Aci, Altavilla, Foto di Maurizio Crispi)

Ecco, quella della foto è una panchina che si era persa nell'etere... Certo, sarebbe molto lungo da raccontare perchè e per come si fosse persa nell'etere, ma questo è il dato di fatto di partenza che va accettato, per quanto possa essere argomentato e discusso...

(AF) - Erudizione, cultura...e un pizzico di follia!!! "Tutto è relativo. Prenda un ultracentenario che rompe uno specchio: sarà felicissimo di sapere che ha ancora sette anni di disgrazie" (Albert Einstein). Nell'etere si stanno perdendo troppe cose interessanti ultimamente...

(MC) - ...già, quest'etere sta diventando una miniera di cose preziose ed imperdibili...  Ricordiamoci che, in fisica, l'etere luminifero era l'ipotetico mezzo attraverso il quale, fino al XIX secolo, si pensava si propagassero le onde elettromagnetiche. Il termine è tutt'ora utilizzato nel linguaggio comune per indicare in maniera generalista la trasmissione di dati senza cavo, emissioni radio televisive comprese.

(VC) - Simpatico questo Einstein che parla di specchi e di relatività, gli chiederò l'amicizia, poi lo taggo, poi gli mando un poke e gli invio un bel quiz, così penserà che sono simpatico e disponibile. La panchina persa nell'etere ritrova se stessa e la sua “panchinità” grazie ai due marmetti sagomati che ne definiscono i limiti e l'identità.
Certo è una identità precaria come sembra precaria la resistenza dei marmetti: si ha l'impressione che, se la panchina fosse stipata di sederoni i marmetti potrebbero cedere dinanzi alla forza esuberante dei vettori che si sprigionerebbero da una serie di naticone compresse.
Ma forse questa è una illusione, forse su questa panchina da anni non ci si siede più nessuno e le sedie a sdraio cantano vittoria.
Forse i marmetti (che mi ricordano due angioletti custodi, due amoretti) sono messi li non per esercitare un contenimento fisico degli appanchinati, che non si vedono, ma per definire l'identità della panchina, per evitare che, indefinita possa perdersi nell'etere o, addirittura, essere risucchiata dal muro dal quale sembra essere emanata.
Guardando la panchina da lontano, senza i marmetti a descriverla, risulterebbe indistinguibile dalla parete. Grazie al candore, quasi virginale, dei due lembi, la panchina ritrova e definisce se stessa ed attende, attende l'altro da se che ne affermi la vita affettiva e sociale.
Forse un giorno i figli, oppure i nipoti del proprietario della casa faranno una bella festa con tanti ragazzi, forse durante la serata una coppia, non vista, si apparterà in quella panchina, forse nella foga della passione gli innamorati infrangeranno quel delicato marmetto bianco, forse, quando ciò avverrà l'angioletto divertito sorriderà.

(MC) - Caro Enzo, rimango letteralmente senza parole di fronte alla tua arguzia argomentativa.
I marmetti come angeli custodi e come strumenti definitori della panchina sono davvero fantastici: è proprio un bel dire!
Senza quei marmetti-angioletti la panchina in questione sarebbe una panchina "a scomparsa" o addirittura una panchina "trompe-l'oeil". Nel senso che, se vai per sedertici, o, nel tentativo di raggiungerla, ti ci avvicini, ti troverai a sbattere contro il muro oppure, se ti accosti a marcia indietro (cul-en-avant, per così dire) e poi ti lasci andare, per dare il giusto riposo alle tue terga affaticate, rischerai di cadere ingloriosamente per terra sul nudo cemento e, a prevenire il danno, a nulla varranno i tuoi personali guardian angel, di cui i marmetti-angioletti custodi di un sapere più antico si sono fatti beffa...
Senza di loro, che la tengono ancorata al muro antico, questa panchina se ne starebbe oziosa a vagabondare nell'etere, disancorata da tutto, propensa a fermarsi di tanto in tanto in non-luoghi oppure in luoghi della mente, rivelando così la sua propensione a diventare più che altro una panchina "psichica" adatta forse ad ospitare soggetti che fanno di catatonia virtù.
Quanto alla legittima suspicione che, per secula seculorum, una siffatta panchina psichica non abbia ospitato appanchinati, ancora una volta hai fatto centro, essendo più propensa a fungere da letto estemporaneo per viandanti stanchi oppure per amanti alquanto "nature".
Più che altro, costoro li lusingava con il suo aspetto invitante, negando loro il piacere del giaciglio nel momento in cui si protendevano verso di essa per poi alimentarsi della loro palpabile delusione quando si rendevano conto che la panchina nasceva da una propria proiezione psichica.
Quella che stiamo eaminando è dunque una panchina magica che possiede tante qualità diverse: eterea, a scomparsa, trompe-l'oeil, illusionale, psichica (come il famoso "guanciale psichico", ricordi?), magica, onirica. Per alcuni versi, una panchina "borgesiana" di tutto rispetto...
Ancora, non sappiamo se non sia anche una porta che immette in altre dimensioni...
La presenza dei marmetti-angioletti darebbe qualche indizio in questo senso, a detta dei maggiori esperti in materia.
Per chiarire quest'ultimo punto sono in corso degli studi che, tuttavia, sono resi alquanto difficoltosi proprio dalle caratteristiche summenzionate...Facendo un ulteriore sforzo definitorio e tassonomico, si potrebbe aggiungere che trattasi d'una psico-panchina o anche di una "panchina per amanti psichici" ...e chi può intendere , intenda...
 
(AF) - Erudizione, cultura...e un pizzico di follia !!! :-))
 
(MC) - Einstein e l'etere sono stati il primum movens... Disse il grande scienziato: "Do I dare disturb the universe?".  La follia implica l'esplorazione di universi ignoti. Alcuni personaggi dell'Orlando Furioso, seguendo la propria follia (d'amore) arrivano persino sulla luna e compiono imprese mirabolanti... Soltanto dando ascolto a quel pizzico di follia in noi (alla corda pazza, direbbe Pirandello) possiamo essere condotti a cose straordinarie... La follia ti da quel pizzico di vision in più... Ti consente di vedere l'invisibile e persino ciò che sta al di là dell'invisibile...

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