lunedì 28 dicembre 2009

L'ombelico del mondo, luogo primigenio e delle origini...


(foto di Maurizio Crispi)



25 gradi e forse qualcosina in più.. Sto meditando se levarmi anche la maglietta... Una giornata davvero perfetta... Atmosfera di vacanza... Questo è quello che vedo dal tavolo a cui sono seduto...

(VC) - Questa distesa di sabbia fine dell'ombelico del mondo, con la suggestione di una luce smorzata, come in una eclisse, come da un sole pallido, unitamente alla strana assenza di umani spiaggiati (vi invito ad operare un'astrazione ed a non considerare la presenza delle sedie e del supporto), potrebbero fare pensare a come poteva apparire Mondello prima che sulla terra comparisse l'uomo o come potrebbe essere, quando l'uomo non ci sarà più (le sedie a sdraio testimonierebbero la passata presenza dell'uomo sulla terra).
Questa sabbia così fine mi evoca un mondo inadeguato che si è dissolto in polvere, precario come un castello di sabbia che si sbriciola al vento.
Mi viene anche da considerare che la condizione di “ombelico del mondo” ben si addice ad un luogo come Mondello che risulta una delle capitali dell'ombelico balneante.
Milioni, forse miliardi di ombelichi brulicano infatti in questo luogo magico durante i mesi caldi.
Tornando quindi alla condizione pre- o post-umanizzata, emerge con forza lo status di ombelico del mondo di questo luogo stupendo.
Ma un ombelico è il centro che racchiude e simboleggia la forza vitale e generatrice.
Forse dovremmo cogliere la sensualità e la forza che emana da questo punto gravido di energia creatrice. Muoviti, ombelico del mondo, attraici, seducici, legaci a te in un nuovo incontro, coinvolgici in un nuovo amplesso, rendici partecipi di una nuova vita, di un nuovo inizio.

(MC) - Viene molto spontaneo ricordare la canzone di Jovanotti...


Questo è l'ombelico del mondo


dove si incontrano facce strane di una bellezza un po' disarmante
pelle di ebano di un padre indigeno e occhi smeraldo come il diamante
facce meticce da razze nuove come il millennio che sta arrivando
questo è l'ombelico del mondo e noi stiamo già ballando
questo è l'ombelico del mondo.
questo è l'ombelico del mondo dove non si sa dove si va a finire
e risalendo dentro se stessi alla sorgente del respirare
è qui che si incontrano uomini nudi con un bagaglio di fantasia
questo è l'ombelico del mondo senti che sale questa energia
questo è l'ombelico del mondo.
questo è l'ombelico del mondo è qui che c'è il pozzo dell'immaginazione
dove convergono le esperienze e si trasformano in espressione
dove la vita si fa preziosa e il nostro amore diventa azioni
dove le regole non esistono esistono solo le eccezioni
questo è l'ombelico del mondo.
questo è l'ombelico del mondo è qui che nasce l'energia
centro nevralgico dell'universo da qui che parte ogni nuova via
dalle province del grande impero sento una voce che si sta alzando
questo è l'ombelico del mondo e noi stiamo già ballando
questo è l'ombelico del mondo.

venerdì 18 dicembre 2009

Il faccino triste di Halloween


Faccino di Halloween
(foto di Maurizio Crispi)

Sono un ricordo di Halloween... Nessuno mi vuole piú... Mi hanno lasciato solo, al freddo, esposto alla pioggia... Prima, la mia vita era stata una bella festa, vedevo tanti bimbi ciarlieri attorno a me... Non immaginavo che, senza alcun preavviso sarei stato considerato una vita di scarto e gettato via con tanta indifferenza...
I miei occhi vuoti non vedono più niente nuovo...
Ma ho scoperto il modo di trarre consolazione da questa nuova esistenza che mi rimane - anche se non so per quanto tempo ancora...
Guardo il cielo, così alto ed immenso sopra sopra di me, e le nuvole che, a volte, viaggiano come fiocchi cotonosi simili a pecorelle e che, altre volte, si addensano minacciose, incutendomi timore.
Guardo il sole nel suo ciclo giornaliero e qualche volta la sua radiosità mi fa male, perchè sono una creatura della penombra.
Guardo la luna benevola e le stelle di cui è tempestata la volta celeste, di notte... 
E tutto questo mi tiene compagnia...
Ora sei arrivato con quella macchinetta fotografica e mi hai salvato: anche se il mio corpo di carta si dissolverà presto, la mia immagine sopravviverà per molto tempo ancora.
Grazie, amico sconosciuto, per avermi preso con te!
 
(VC) - Caro faccino di Halloween, stai esagerando e mi dispiace.
Purtroppo subisci anche tu, perchè te lo hanno fatto credere, gli effetti di una retorica buonista e fanciullista che ti fa credere di essere una creatura farfalla, che vive un giorno.
Altro che buonismo!
Amico mio non hai capito che i fanciulli che tu hai conosciuto non hanno nulla della dolcezza e della spontanea ingenuità che gli illusi come te vedono come propri riferimenti ideali?
Quelli che tu hai conosciuto sono giovani rampolli della società dei consumi abituati a bruciare, a consumare, ad acquistare. Sono figli della società del vuoto a perdere, figuriamoci che considerazione possono avere di un faccino di carta come il tuo. Quanto credevi di potere rimanere nei loro volti e nei loro cuori? Mi verrebbe da pensare che tu sia rimasto più nel loro volto che nel loro cuore.
Questi hanno il cuore scivoloso, in pendenza e tutto vi scivola via, non trattengono assolutamente nulla.
I loro sentimenti sono fatti di un materiale ancora più fragile del tuo già fragile corpicino di carta.
Caro faccino cartaceo, come potresti mai competere con i Pokemon, con Yugi-ho o con i personaggi del Wrestling?
Quelli combattono, eliminano l'avversario, si impongono con la forza e la capacità di sopraffazione sull'altro.
Tu sei una creatura mite, delicata, temi addirittura l'addensarsi delle nuvole.
Tu appartieni ad un'altra dimensione, certo ora sei incollato per terra perchè ti sei bagnato, però, se non ti fossi bagnato la tua leggerezza tipica di un faccino di Halloween cartaceo asciutto ti avrebbe anche consentito di volare via spinto dal vento.
Sarebbe bastato che tu fossi stato stampato in materiale idrorepellente.
E vabbè, pazienza, è andata così!
Mio caro faccino cartaceo di Halloween comincia a pensare un pò di più a te!
Forse potresti avere una vita tua e coltivare altri interessi ed essere apprezzato per altre tue capacità, per la tua sensibilità, per la tua intelligenza, per il tuo cuore.
Ad esempio, chi ha mai detto che, essendo (così dicono e ti hanno fatto credere) una creatura della notte, tu non possa anche avere una tua vita diurna e godere del sole, della luce e dei colori, tu, che tra l'altro sei fatto di un bel colore vivace?
Faccino di Halloween, non vorrei che tu fossi rimasto incastrato nel ruolo che gli altri ti hanno attribuito e che tu non hai mai messo in discussione e che ora tu sia un poco depresso per le poche gratificazioni che ti vengono dall'interpretare il tuo ruolo che forse comincia a starti un pò strettino.
Potresti essere anche altro, in barba ad Halloween ed a tutti i bambini viziati di questo mondo.
Ad esempio, potresti diventare una apprezzato faccino diurno ed essere anche affisso, prodotto in materiali meno deperibili, in un carrellino che vende Popcorn o stampato sulle lattine di Coca Cola o addirittura diventare un richiestissimo faccino da magliettina e rosicchiare una qualche quota di mercato anche al merchandising che sfrutta la figura eroica di Che Guevara vendendo magliette anche ai giovani d'oggi che pensano che il mitico “Che” sia un cantante rock.
Un consiglio, parla con il fotografo che ti ha digitalizzato rendendoti non più curruttibile dagli agenti atmosferici e chiedigli di darti una mano d'aiuto. In fondo ora che ti ha salvato, mio caro faccino cartaceo di Halloween, lui non può più abbandonarti illudendoti.
Chiedigli, per cominciare, di stamparti su supporti più resistenti del semplice foglietto di carta o di condividerti nel web tra i suoi amici.
In fondo, il tuo salvatore si è assunto, nei tuoi confronti, una bella responsabilità...
Mi viene in mente un film con Totò e Gino Cervi, li conosci? Se non li conosci guarda qualche clip su Youtube o scaricati un film con eMule o Bittorrent.
Brevemente la storia è questa.
Totò, disperato per non riuscire a mantenete la famiglia si getta nel fiume per suicidarsi. Viene salvato dall'eroico Gino Cervi. Allora Totò ritiene che il suo salvatore lo abbia riportato a nuova vita, che lo abbia fatto rinascere, proprio come un padre. Comincia quindi a chiamarlo papà e si stabilisce a casa del benefattore con tutta la sua famiglia dicendogli: “...tu mi hai salvato ed ora tu dovrai mantenere me e la mia famiglia...”.
Ne viene fuori una storia esilarante...
Hai capito a cosa mi riferisco, fessone di un faccino cartaceo di Hallowen?
Pensa un pò, io conosco anche l'indirizzo del tuo benefattore, basterebbe chiedermelo.....!!!!!

Tronco-panchina o panchina-tronco: in ogni caso, un "prigione" che ha lottato per venire alla luce


Foto di Giuseppe Catalano
Splendido tronco-panchina!
Contemplandola, così nuda, così essenziale e nello stesso tempo così massiccia, si può pensare ad un eroico mastro d'ascia che comincia a sgrossare il tronco e che poi prende a lavorare di fino per levigare schienale e seduta... Per associazioni, mi viene da pensare al talamo nuziale di Ulisse.
Penelope per mettere Ulisse alla prova tende un tranello. Solo Ulisse, l'unico a conoscere il segreto del talamo nuziale, potrà superare agevolmente l'insidia.


“Donna,hai detto parole davvero offensive.
Chi potrebbe altrove portare quel letto?
Arduo sarebbe anche a un esperto dell’arte,
se un dio non venga a spostarlo, a metterlo altrove
agevolmente. Nessuno fra gli uomini,vivo,
mortale,nel vigor dell’età, riuscirebbe
facilmente a rimuoverlo, perché un grande segreto
è in quel letto, soltanto da me costruito.
Dentro il recinto un olivo sorgeva di fronde
fitte, fiorente: sembrava il suo tronco
una grossa colonna: intorno ad esso il talamo feci
con pietre connesse, e lo coprii di buon tetto,
porte ben salde vi posi con forti battenti.
Quindi la chioma recisi all’olivo frondoso,
ne sgrossai su dal ceppo parte del tronco,
lo piallai tutto intorno col bronzo
attento e con arte, lo feci diritto
a filo di squadra; per tanto un piede ne feci
di letto,e tutto forai col trivello;
il letto poi incominciai, finché lo finii;
e d’oro l’ornai e d’argento e d’avorio,
e cinghie di cuoio vi tesi, tinte di porpora.
E questo, donna, il segreto, il segno. Non so
se fisso quel letto è ancora al suo posto,
o se divelto dal ceppo il tronco d’olivo
l’abbia qualcuno altrove portato”.

 
Mi è facile pensare anche ai costruttori di canoe e piroghe che, con l'ascia e il fuoco (e soprattutto con la pazienza), trasformavano grandi tronchi in agili imbarcazioni...
 
(VC) - Io la definirei "panchina liberata"... Questa panchina-tronco o tronco-panchina è splendida, anzi è doppiamente splendida. Come prima considerazione si deve apprezzare la bella foto e la bella intuizione di pubblicarla [in Facebook], come seconda valutazione colgo in questa panchina scavata nel tronco una diversa e specifica tipologia di manufatto.
Questa è infatti una panchina scavata da un tronco che la racchiudeva e non assemblata con altri elementi.
Questo è un tronco che portava dentro di sé una panchina, a sua insaputa e forse da sempre.
Il costruttore ha percepito la panchina racchiusa dentro il tronco e le ha consentito di venire fuori.
Questa non è una panchina costruita.
Questa è una panchina liberata.
Questa panchina estratta da un tronco che la racchiudeva appartiene ad una categoria di forme interiori che, come un pensiero, un intimo sentimento, una passione sono già in noi e non devono essere manipolate e costruite per prendere forma ma devono soltanto essere rese libere.
Basta superare la corteccia del tronco e la corteccia del cuore ed ecco che una panchina ed un sentimento emergono e prendono forma.
Il tronco pensava di essere soltanto un tronco ormai devitalizzato e non credeva di racchiudere dentro di se tanta ricchezza di forme, un invito ad adagiarsi ed a sognare e forse anche il cuore si sentiva come il tronco. Mi immagino anche che questa panchina scavata da un tronco che non pensava di possederla dentro di sé possa essere una panchina magica.
Chi si adagia su questa panchina scavata, senza volerlo si trova a scavare dentro al proprio cuore ed inizia a liberare inattese forme, inattesi pensieri, inattesi, segreti desideri...
 
(MC) - Le riflessioni di Enzo evocano immagini potenti, come quella dei "prigioni" di Michelangelo che, ancora informi, lottano per uscire dalla pietra che li racchiude...
 
(GC) - Vi è qualche considerazione da fare: la prima è che, prima di essere un tronco inerte, è stato un albero sicuramente maestoso e di lunga vita e pertanto avrà visto e vissuto molti accadimenti e molte vicissitudini. Un'altra considerazione è che, anche dopo esser morto come albero e rinato a nuova vita come panchina, è anche giaciglio per il riposo di persone, magari solo di passaggio. Ultima considerazione è che, se è vero come è vero, che è stata scavata dal tronco, la panchina messa a nudo si può considerare l'anima dell'albero, dotata di una capacità accogliente di abbraccio...

giovedì 17 dicembre 2009

Chiudere sempre il portone, grazie! Quando i divieti generano paradossi...


(foto di Maurizio Crispi)

Il cartello, trascritto su di un miserello flyer (o fogliettino) invita a chiudere sempre il portone ...e il portone naturalmente era aperto... Sembra proprio che cartelli esortativi di questo tipo invitino alla trasgressione e alla disobbedienza, se non addirittura alla strafottenza...

(VC) - Questo fogliettino è un capolavoro di odiosa ambiguità ed ipocrisia.
Se infatti leggiamo il messaggio “chiudere il portone sempre”, lo spazio tra la parola "portone" e la parola "sempre" credo conferisca alla frase il carattere dell'avvertimento perentorio ed anche minaccioso. Infatti la parola “ sempre” risulterebbe quasi scandita, dilatandosi ed assumendo il valore di un temibile ultimatum. Sempre è sempre e comprende la totalità dei casi. E' un numero assoluto che non ammette deroghe. E' un verdetto immodificabile.
Qualsiasi cosa possa accadere il portone andrò chiuso perchò sono io che lo impongo dall'alto della mia autorità.
Io sono l'Autorità.
E fin qua tutto chiaro. Esistono rapporti chiari basati su precisi rapporti di forza. Ma, e qui viene l'odiosa chiosa, se la chiusura del portone viene imposta, che senso ha ringraziare?
Il ringraziamento presupporrebbe da parte del destinatario del messaggio la possibilità di una libera scelta tra diverse opzioni, anche diverse, anche comprendenti come in questo caso, la possibilità che il portone possa venire lasciato aperto. E' soltanto in caso di libera chiusura del portone che si giustificherebbe il ricorso al ringraziamento per avere fatto un uso, condiviso dall'autore del messaggio, della propria libera scelta.
E' come se un giudice, nell'atto di emettere una condanna all'ergastolo ringraziasse il reo. “Io ti condanno, grazie”.
Grazie? Ma de che? (mi scuso del romanismo, ma mi è sembrato efficace).
Odio profondamente l'estensore di questo foglietto.
La risposta sarà quella che il popolo darà all'instaurarsi di un regime, un regime condominiale in questo caso. Il feroce piacere della trasgressione. Morale, il portone sarà, come in questo caso, quasi sempre aperto.
I portoni non si chiudono per obbligo, si chiudono per amore.
E vengo alla seconda considerazione.
Ben diverso, direi di significato diametralmente opposto sarebbe stato il risultato della comunicazione se la parola “sempre” si fosse spostata ancora un po' verso la parola “grazie” o, meglio ancora se la si fosse trasferita al rigo inferiore.
In questo caso l'effetto sarebbe stato un soave messaggio di questo tipo: “Si pregano i signori di chiudere il portone. Sempre grazie.”
Che dolcezza, che cortesia in questa frase.
Sempre grazie, ovvero vi sarò grato se chuderete il portone, ma anche se lo lascerete aperto.
Sicuramente, un tale dire predisporrebbe i condomini ad una positiva disponibilità. Potrebbero scorgervi il comune interesse di tenere chiuso il portone e, comunque, lo chiuderebbero per non dispiacere la sensibilità del delicato autore della nota. 
E quindi potremmo immaginare una comunicazione che giunga a toccare una dimensione quasi “intima” dell'autore del garbato foglietto da leggersi, più o meno, così: “Nel pregarvi di chiudere il portone vi ringrazio comunque, sia che lo chiudiate, sia che lo lasciate aperto. Io vi ringrazio suprattutto per avere voluto prendere in considerazione quanto vi ho scritto. Per me il portone è solo un pretesto per potere comunicare con voi. Vi chiedo di chiudere il portone, se lo riterrete opportuno, ma vi apro la porta di casa mia."

(MC) - Qui, davvero, ci vorrebbe Totò! Il quale di fronte all'ingiunzione di cui sopra, si sarebbe fermato e avrebbe esclamato "Siamo uomini o caporali? ", collocando, ovviamente, l'autore dell'"ignobile" foglietto nella categoria degli esecrandi "caporali".

Avvistamenti da asporto: nascerà l'amore tra il Popcorn e l'Happy Meal?


Pop corn (foto di Maurizio Crispi)

(VC) - Maurizio, è incredibile, ho appena avvistato l'anima gemella (almeno spero) di questo tuo avvistamento. Facciamoli incontrare, sono certo che tra loro nascerà qualcosa. Guarda la foto sotto, denominata "Avvistamento da asporto": e poi, come diceva il compianto Enzo Tortora, "Lasciamoli soli"!!!


Avvistamento da asporto

(VC) - Camminando, camminando, si può anche avvistare la propria dolce, o salata metà; può verificarsi l'incontro che ritieniamo ci possa cambiare l'esistenza. Ma non illudiamoci, la vita non è una eterna merenda di felicità. Neanche l'happy meal è eterno. Nel migliore dei casi riusciremo ad assaporare il "fast food" della nostra esistenza. Buon appetito, finchè dura, poi concluderemo con un bel caffè!

(MC) - Dobbiamo essere ottimisti! E' d'obbligo, in fondo, in un mondo in cui tanti incontri potenzialmente belli si sprecano e vanno in fumo! Vogliamo pensare che i nostri due piccoli  amici potrebbero avere un futuro roseo... Indubbiamente, anzi, da cosa nascerà cosa: li potremmo allocare entrambi su una delle nostre panchine preferite (magari una di quelle molto romantiche avvistate da Marilena Duca) e, magari, gli "happy meal" e i "pop corn" si sentiranno ispirati... Noi li terremo d'occhio come due benevoli genitori...

(VC) - Questa bella e romantica storia d'amore tra un Pop Corn ed un Happy Meal mi ricorda le storie che tanti anni fa raccontava al piano il compianto maestro Enrico Simonetti...

martedì 15 dicembre 2009

I paradossi nascosti nei divieti nell'arringa di un avvocato difensore


Efficacia dei divieti
(Foto di Maurizio Crispi)

L'evidenza sembrerebbe condannare senza appello il proprietario del motorino per averlo introdotto e parcheggiato nel sacro vialetto condominiale.
La foto è così eloquente da non ammettere replica, di un'evidenza indisponente.
Tanto indisponente, che cercherò di venire in aiuto al posteggiatore abusivo utilizzando la tecnica che potrei chiamare di “revisionismo condominiale”.
Del resto se esiste chi nega l'olocausto anche io potrei provare a negare la colpa di questo spregiudicato ciclomotorista.
Ed allora, Vostro Onore, se è pur vero che il cartello vieta di introdurre o parcheggiare motori e ciclomotori nel vialetto chi può affermare con assoluta certezza che il ciclomotore sia stato introdotto successivamente alla affissione del cartello? Non potrebbe darsi il caso che l'utilissimo mezzo per destreggiarsi nel traffico cittadino sia stato introdotto prima dell'entrata in vigore della nuova normativa?
In effetti, la posizione rivolta verso l'uscita potrebbe lasciarlo supporre. Infatti sembra che, preso atto che l'uso del vialetto sia stato interdetto alle due ruote motorizzate il proprietario abbia prontamente deciso di uscire dal cancelletto, adeguandosi con ciò alla nuova disposizione.
Per quanto riguarda il cartello, inoltre, non vi è assolutamente la certezza che sia autentico e disposto dalla competente Autorità Condominiale.
In effetti non vi è alcuna firma ma un generico ed impersonale ringraziamento quando ci si sarebbe atteso almeno un più chiaro riferimento ad una qualche Autorità avente la facoltà di formulare un tale divieto.
Ma ancora, la frase riportata sul cartello risulta francamente incongrua. Perchè?
Ma è ovvio! Il cartello vieta severamente di “introdurre o parcheggiare” nel vialetto.
Introdurre o parcheggiare?
Perchè “...o parcheggiare...”? É forse possibile parcheggiare un ciclomotore dentro il vialetto, senza prima introdurvelo?
Perchè fare riferimento a due distinte opzioni, l'introduzione ed il parcheggio, quando, nei fatti le stesse coincidono nella misura in cui l'una presuppone l'altra?
Ma anche la seconda possibilità risulta francamente di difficile lettura.
Infatti si darebbe il caso che il ciclomotore fosse stato introdotto nel vialetto senza posteggiarlo. Ovvero, ad esempio, io abitante del condominio, potrei introdurre il mio ciclomotore all'interno del vialetto, adagiarlo sul cavalletto, andare a pranzare e poi magari fare un pisolino, senza che ciò configuri al mio ciclomotore lo status di “posteggiato”?
Ma non finisce qui!
Il cartello vieta categoricamente l'introduzione ed il posteggio nel vialetto di “motori e ciclomotori”.
C'è qualcuno che saprebbe spiegarmi la differenza tra motore e ciclomotore?
Si è forse verificato che qualcuno abbia già introdotto nel vialetto un ciclomotore privo del motore? In questo caso non sarebbe più un ciclomotore, ma sarebbe soltanto un “ciclo”, un monociclo, un biciclo, un triciclo.
Di contro potrebbe essersi verificato che qualcun'altro abbia introdotto nel vialetto un motore inteso, genericamente, come macchina atta a svolgere un qualsivoglia lavoro meccanico.
Qualcuno ha per caso già introdotto nel vialetto il motore di un camion o di un aeromobile, o un futuribile motore ad idrogeno?
Se così fosse nell'assurdo divieto andrebbe coinvolto anche l'innocente motore dell'autoclave che pertanto, a norma di legge, dovrebbe essere rimosso e messo fuori dal cancello lasciando l'intero condominio senza acqua.
Ma anche il motorino elettrico del Mini Pimer o della lavastoviglie non potrebbe più essere introdotto nello stabile
Chi vorrebbe che ciò accadesse?
Potrebbe mai un vero capo condominio arrivare a tanto pur di fare sloggiare un innocuo motorino dal vialetto?
Quest'uomo, accecato dall'acredine, arriverebbe a devastare la qualità della vita dei residenti pur di soddisfare un proprio inspiegabile rancore nei confronti della meccanica e dei mezzi di trasporto.
Pur di risparmiare i soldi per lo psicoanalista, del quale sembrerebbe avere assoluto bisogno, quest'uomo privo di scrupoli non esita a mettere a rischio la vita sociale dei condomini veri, quelli che credono nell'armonia e nella tolleranza.
Vostro Onore, nutro seri dubbi sulla reale paternità del cartello e sulla vera identità del capo condominio.
Chiedo che si faccia piena luce su questa incresciosa ed inquietante vicenda.
Nelle more, Vostro Onore chiedo che, in via cautelativa, non venga più consentito l'accesso ed il soggiorno nel vialetto a questo vero attentatore della serenità e del benessere del condominio.
Venga lei stesso, Signor Giudice a verificare quanto le sto dicendo.
Cosa dice? Problemi di posteggio? Non saprebbe come fare?
Signor Giudice, lo so bene che in questo rione il posteggio è una chimera, ma non si preoccupi, venga pure con il motorino, lo potrà posteggiare tranquillamente nel vialetto condominiale, le basterebbe abolire, e lei ne avrebbe piena facoltà, il divieto di posteggio.

MC - Certo, un motore, o ciclomotore che sia, sarebbe pur sempre possibile calarlo dal cielo, senza introdurlo dal cancello dove è apposto il divieto, oppure altrettanto possibile sarebbe parchegiarlo facendolo "spuntare" da un passaggio sotterraneo appositamento costruito, oppure utilizzando preesistenti gallerie. Come è noto, lo spazio è tridimensionale: non esiste soltanto la dimensione orizzontale...
Per quanto riguarda il divieto di introdurre "motori", oserei suggerire questa chiave esplicativa.
Magari, vi è un antecedente nella vita condominiale. Forse uno dei condomini, adesso trasferitosi altrove, era un ladro di motori (di qualsiasi genere, dal motore del ciclomotore a quello del Boeing), che soleva introdurre nella sua abitazione, con grande imbarazzo degli altri condomini, tutti cittadini onesti e ligi. I condomini autori o ispiratori dell'attuale cartello di diffida, memori di questo trascorso, hanno voluto puntualizzare, onde evitare di dovere avere nuovamente a che fare con un analogo, imbarazzante, personaggio ed i suoi traffici. Dietro l'ovvio si nascondono sempre delle ragioni complesse (il più delle volte latenti).

domenica 13 dicembre 2009

Fidanzati e follie d'amore


Bici messa in sicurezza - Palermo, Viale della Libertà
(foto di Maurizio Crispi)

(VC) - Questa foto ci fa capire come spesso gli innamorati esagerino nell'enfatizzare la loro assoluta disponibilità nei confronti dall'amato/a e si lancino in iperboliche ed improbabili fanfaronate amorose del tipo “...io per te scalerei tutte le montagne del mondo, anche quelle che arrivano ad ottomila metri, senza indossare la maglia di lana e farei a piedi il giro del mondo con le espadrillas pensando solo a te e non entrando mai in nessuana casa di tolleranza...”.
In questo caso, presumo che il nostro innamorato affetto da retorica amorosa abbia promesso alla sua amata, che abita a duemila chilometri di distanza, che l'avrebbe raggiunta con la sua bici. Però, subito dopo essersi sbilanciato, con questa promessa si sarà reso conto di averla sparata grossa. Allora ha creduto bene di spedire nascostamente la sua bici con fermo posta, un pezzo alla volta.
Per questo motivo l'ha posteggiata vicino ad una cassetta per la posta. Ancora pochi pezzi del telaio e la bici sarà bella e spedita.
Quindi il nostro esageratone prenderà un bell'aereo low cost e raggiungerà l'ufficio postale del pasino dove abita la sua bella.
Li recupererà i pezzi della bici e la riassemblerà.
Andrà poi a trovare la morosa fingendosi stremato per l'impresa e nascondendo con cura il biglietto della Ryanair.
Lei, commossa da tanto amore, lo abbraccerà ed insieme faranno una romanticissima passeggiata in bici col lei accomodata sulla canna, cinta tra le sue forti braccia.
Lui fingerà una pedalata disinvolta, come se non sentisse la fatica (lei pesa 75 chilogrammi) mentrè combatterà con una bella tachicardia parossistica.
Lei, da parte sua, si mostrerà felice di essere condotta a passeggio da un tale cavaliere e dissimulerà il dolore alle terga dolenti e segate dalla canna fredda e metallica.
Finita la passeggiata si fingeranno felici della romanticissima esperienza mentre in cuor loro avranno già maturato la determinazione che in futuro giammai si sarebbero lasciati coinvolgere in una simile tortura.
Lui penserà che la prossima fidanzata (ma non era lei l'unica donna della sua vita?) dovrà avere un peso non superiore a 45 chilogrammi, mentre lei penserà che il prossimo fidanzato dovrà avere una bella Mercedes e dovrà essere scelto tra quelli che non sanno andare in bici, anzi che odiano il ciclismo.

(MC) - Sì, in amore ci sono quelli che sono pronti a grandi imprese pur di entrare nel cuore della loro bella, che vogliono sorprendere, stupire, meravigliare e che pensano sia importante apparire assolutamente vincenti nella propria capacità di compiere mirabolanti imprese pur di vincere l'ambito trofeo d'amore. Basti pensare a tanti eroi mitologici e non, di cui si tramandano le gesta, affrontate con infinita pazienza e dedizione, pur di ottenere in sposa la figlia bellissima di un re e, con lei, lo scettro del regno.
Dunque ci sono quelli/quelle che in materia amorosa adottano come stile permanente quello di stare sempre su di una corda tesa sull'abisso, pronti a lanciarsi in un triplo salto mortale con doppio avvitamento.
Ci sono altri che, invece, pur di ottenere la loro preda ambita non esitano a ricorrere a mezzi fraudolenti, lasciando intendere con abili sotterfugi che possiedono le qualità per compiere queste grandi imprese e che apprendono ad essere vanagloriosi.
Ci sono quelli, infine, che ambiscono soltanto ad esser se stessi, mettendosi a nudo con le proprie debolezze e qualità in un mix unico e personale.
Ma quest'ultima categoria, in genere, è quella degli sfigati che sovente vengono messi da parte e finiscono con il ricevere calci sui denti.

domenica 22 novembre 2009

Calendari simbionti: l'amore sacro e l'amor profano


Sacro e... profano
(foto di Michelangelo Neglia)


(VC) - Complimenti Michelangelo, ci hai dato uno spaccato dell'editoria clandestina, quella per intenderci che prevede l'esposizione defilata delle pubblicazioni "hard"! Tu sicuramente sarai un lettore un pò morbosetto. Caro Michelangelo morbosetto, volevo chiederti se ti eri introdotto con apparente noncuranza nel retrobottega dell'edicola per sbirciare, non visto, il calendario o la foto di Padre Pio. Mi congratulo comunque per il tuo avvistamento e, detto tra noi, devo confessarti che anch'io sono un appassionato sostenitore dell'editoria clandestina ed amo frequentare i retrobottega delle edicole. Del resto è anche giusto non esibire apertamente certo materiale. Pensiamo ai minori che vanno comunque tutelati. Le loro ancor fragili personalità potrebbero risultare scosse da inopportune ostentazioni a carattere apertamente sessuale o religioso.  

(SM) - Ciao Mimmo! Innanzi tutto ti devo fare i miei complimenti per la tua visione grandangolare delle cose, e poi ti devo ringraziare poiché mi hai dato la possibilità di notare la parte sacra della tua splendida foto, cosa che sicuramente non avrei fatto se fossi entrato da solo in quel retrobottega o se non avessi letto la tua didascalia. Dopo questo piccolo commento avrai sicuramente capito che io sono per il ...profano! E ti invito a ritornare nel retrobottega di quest'edicola, per fare un servizio completo da gennaio a dicembre, lasciando da parte il grandangolo, sostituendolo magari con uno zoom 70/210. In attesa del tuo nuovo servizio fotografico (con la speranza che il calendario non vada a ruba) ti invio cordiali saluti.

(MN) - Mi scuso con tutti per la scarsa qualità della foto, che è stata scattata con un semplice telefonino. Comunque,prometto che ritornerò in quel retrobottega ogni inizio del mese, per vedere quali nuovi... santi verranno aggiunti. Un abbraccio a tutti gli amici!

(MC) - Mi sembra un'ottima cosa mettere accanto il sacro e il profano: in un certo senso una mano, in questo modo, lava l'altra. Mi viene da pensare alla strofa finale dell'indimenticabile "Boccadirosa" di De Andrè:


Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione.
E con la Vergine in prima fila
e bocca di rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano.
(Boccadirosa, Fabrizio De André)


Magari l'edicolante che ha messo in mostra questi assortiti beni è strettamente imparentato con quel parroco... Complimenti per la foto che ha colto un profondo dinanismo che muove il mondo...

(MN) - A me, invece, viene in mente il finale di una barzelletta che si conclude con un "Chistu di ccà, passa ddà e piccatu un cci nni fui!"

(VC) - Esiste chi compra un calendario 12 santi per mascherare una bel calendario 12 posizioni come, a rigor di logica, dovrebbe esistere chi compra un calendario 12 mesi di erotismo per celare, gelosamente serrato tra Giugno e Luglio, il calendario “Santo del mese”. Se esiste chi, esprimendo una morbosa repressione, ostenta forme di esibita religiosità intrinsecamente censurante ogni espressione di libera istintualità, allo stesso modo potrà esservi chi, in un contesto magari goliardicamente orientato all'opposta ostentazione di propria irriducibile capacità trasgressiva a franca estrinsecazione sessuale, trovi difficile ammettere, dinanzi agli altri il prevalere di un'intima, diversa e più idealizzata natura.
Si mettono così a confronto due ostentazioni contrapposte.
In un caso, si esibirebbe la negazione di quella che è socialmente ritenuta la parte peggiore di sé, quella animale e diabolica.
Nell'altro caso, in un diverso contesto sociale, sarebbe conveniente affermare di se la presenza di una ipertrofica componente animale e diabolica.
In un contesto di comunità ecclesiale ci si confronta in merito alla comune capacità di resistere ad ogni tentazione laddove, in un differente ambito sociale tale atteggiamento determinerebbe esclusione e la “non attitudine” alla trasgressione (specie a valenza sessuale, chissà perché) costituirebbe una sorta di penalizzante “minus”.
Definite quindi queste due tipologie di lettori-frequentatori del retrobottega, quella che nasconde il santo e quella che nasconde Lory del Santo, credo che l'accostamento non sia del tutto casuale, anzi sia stato operato dall'edicolante il quale ben conosce che sovente ciò che si sceglie su un piano formale serve soltanto a mascherare ciò che, riposto, costituisce il vero, inespresso oggetto della nostra umana passione.
Questa ambivalenza non fa che arricchire gli edicolanti che, così accostati, vendono insieme i due simbiotici calendari.

(SM) - Enzo, la virgola no! E' casuale! Anzi, torno indietro e metto punto e virgola! Non vorrei che tu leggendo velocemente mi possa fraintendere: col tuo nuovo commento mi hai fatto bruciare nuovamente la guarnizione della testata che avevo appena sostituito tre giorni fa e non aggiungo altro.

(MC) - I calendari "simbionti" che, con tanta acutezza, analizza Enzo mi fanno pensare alle piccole trasgressioni nel porno cartaceo d'un tempo quando, all'interno di un'insospettabile rivista patinata tipo "Epoca" (tanto per citare una testata assolutamente perbenista), il lettore deisderoso di trasgressione, collocava strategicamente il giornalino di turno con le donnine nude oppure - siamo negli anni Sessanta - il nuovo numero - ancora fresco di stampa - del fotoromanzo porno che allora andava per la maggiore. Vorrei ricordare qui - perchè ha incuriosito ed accompagnato gli inquieti sogni adolescenziali di molti - la mitica serie francese "Supersex", il cui interprete principale fu Gabriel Pontello, peraltro idolo ed ispiratore (e poi, a quanto sembra, anche mentore) del nostrano Rocco Tano, meglio noto come "Siffredi"... 
La tecnica lettoria "sandwich", peraltro era anche uno stratagemma da caserma, molto praticato per allietare lunghe ore di ozio...
Rimando per un approfondimento su "Supersex", visto che lo cito,  alla voce di Wikipedia, peraltro molto esaustiva...

sabato 21 novembre 2009

Per soli (P)residenti...


Per soli (p)residenti - Palermo
(Foto di Maurizio Crispi)

Mamma mia! Quello custodito da un simile cartello dev'essere di certo un posto per soli VIP di altissimo livello... Un luogo dove solo i Grandi della Terra possono entrare... Caspita! Un Club davvero esclusivo...Ma chi sarà stato il mattacchione che ha aggiunto quell'esile "P"?

(VC) - Credo che, ipotizzando dietro il cancello un luogo assolutamente esclusivo, il testo nel cartello fosse formulato in maniera da consentire l'accesso ai soli Presidenti.
Tale doveva essere l'originaria intenzione del vippissimo capo condominio.
Il buontempone di cui parli sembra si sia limitato a cancellare, anche se parzialmente, la lettera "P", estendendo, di fatto, il diritto all'accesso anche ai volgarissimi residenti.
La condizione di base era, quindi, che i residenti del condominio (o residence che fosse) non potessero avervi accesso: i residenti avevano acquistato un appartamento al quale però non era consentito accedere.
I residenti, allora, avendo investito considerevoli somme di denaro per acquistare un appartamento nell'esclusivissimo quartiere, ma non potendovi - di fatto - accedere, erano costretti a limitare i danni al loro conto in banca affittando gli appartamenti a chi avesse i titoli di "Presidente".
Si dice che Antonio Segni, Giovanni Leone e Giuseppe Saragat abbiano avuto in affitto un appartamento in questo esclusivissimo residence.

giovedì 19 novembre 2009

Canibardu in cima al monte ovvero la vera storia del cremonese Gary Baldo


Cremona
(foto di Marilena Duca)

"Nino, domani a Palermo!", disse Canibardu al suo fidato luogotenente Bixio, indicandogli la città che si stendeva nella pianura sottostante.
E' enorme il contrasto tra la spoglia, funzionale, sobrietà di queste panchine - forse persino eccessiva - e il bianco ridondante della pietra. E' vivo il contrasto tra la semplicità propria di un funzionale cucina-tinello svedese anni '50 , ben evidente in queste panchine, e la retorica della celebrazione del Risorgimento, anche se possiamo concedere a Garibaldi, l'eroe dei due mondi, la virtù di essere tuttora un vero ed inossidabile eroe popolare e trasversale, in quanto veicolo del mito dell'avventura, nonchè simbolo incarnato dell'idealismo (a suo modo una specie di antesignano del Che).
Forse, oggi, Garibaldi non si sarebbe disdegnato di scendere da quel pulpito di rocce, gravide di retorica umbertina, per sedersi su una delle panchine che gli sono state messe accanto in buona vista e, una volta accomodato, si sarebbe levato quegli stivali che gli fanno tanto male ai piedi, dopo aver vagabondato senza requie nei due mondi, in giù e in su, in lungo e in largo, dimostrando così di essere proprio uno come noi...

(VC) - Marilena riconosce la città di Cremona. Io non conosco Cremona (a pensarci bene non conosco nemmeno Marilena) ma la immagino come una cittadina tranquilla dove c'è molta cura del verde e della qualità della vita dei propri cittadini.
Cremona si trova al centro della pianura padana.
Abitare in una città di pianura ha molti vantaggi, si può girare in bicicletta con il minimo sforzo senza avere i polpacci di Fausto Coppi e si può andare sui pattini anche se non si è bravi a frenare e si teme la discesa.
In una città di pianura i cittadini sono molto contenti e soddisfatti della loro condizione tranne alcuni di loro che appartengono ad una specifica categoria: gli aspiranti rocciatori free-climber.
Gerardo Baldo è un giovanottone cremonese che coltiva dentro di sé il sogno di salire verso il cielo arrampicandosi con la sola forza delle proprie mani, ma ahimè!, tutt'intorno a casa sua di pareti da scalare non ve n'è neanche l'ombra.
Lui, parlando con gli amici è solito dire che anche se non ha mai scalato nulla scalatori si nasce, che scalare è un fatto di cuore, di coraggio, di passione. E' per questo che tra gli amici è chiamato anche il “Baldo Gary" ed anche "Gary Baldo”.
E così Gary Baldo di qua e Gary Baldo di là il soprannome ha finito per prendere il sopravvento sulla sua vera, inespressa identità e Gary Baldo ha cominciato veramente a pensare d'essere un novello principe della montagna, nonché eroe dei due mondi.
Per qualche giorno Gary Baldo era stato visto armeggiare con dei grossi blocchi di polistirolo, ma nessun aveva intuito cosa il nostro avesse in animo di combinare. E così, un bel mattino, i Cremonesi poterono rimanere a bocca aperta quando, al centro di una della loro belle piazze videro una neonata montagna candida, domata da un candido fiero eroe delle vette con atteggiamento che esprimeva tutto il suo disprezzo per la piatta monotonia di una vita di pianura che non osa alzare lo sguardo verso altre (ed alte) cime.

Palermo - Villa Garibaldi
(foto di Maurizio Crispi)

domenica 15 novembre 2009

Indottrinamento da spiaggia. Ipotesi e congetture


Senza titolo
(foto di Maurizio Crispi)

Chissà quale sarà l'argomento di questo indottrinamento da spiaggia! A prima vista il contesto balneare, la fila dei ragazzini costumati in ascolto e l'atteggiamento catechizzante dei due “docenti” potrebbero indurre a pensare ad una situazione estiva e marina: ad esempio, un gruppo di giovani praticanti la disciplina del nuoto. Ma qualcosa, in questa foto mi lascia perplesso, inducendomi al sospetto.
Innanzitutto, siamo certi che quelli che i ragazzini indossano siano veramente dei costumi? A me ricordano piuttosto le mutande rigorosamente bianche di parecchi anni fa quando ancora non era stato creato il concetto di “intimo uomo” e sederini e sederoni erano accomunati dall'essere abbigliati con simili e grossolane divise (se esistesse vorrei citare una ipotetica pubblicazione che potrebbe chiamarsi “La mutanda nel dopoguerra italiano, come si proteggevano le terga i nostri padri”).
Anzi, per me quelle son mutande stampigliate ad arte con fregi di tipo simil-sportivo per dare un illusorio effetto tipo “gruppo di natatori”.
Come mai?
Sappiamo che le moderne tecniche di foto-ritocco fanno miracoli e credo che ormai l'inganno possa dirsi smascherato. Quella che vediamo è una foto anni cinquanta di una spiaggia del centro Italia, fore adriatica, una di quelle spiagge dove iniziava il turismo balneare e cominciava ad organizzarsi tutta una popolazione di personaggi che potremmo definire “para-balneari”.
Tra questi inserirei il marmocchio borseggiatore da spiaggia con relativo adulto con funzione di coordinatore.
E adesso torniamo alla nostra foto!
L'occhio del fotografo, forse un paparazzo che frequentava la riviera in cerca di attricette disposte a tutto pur di farsi notare dall'emergente cinema italiano, ha colto un gruppo di giovani teppistelli con improbabile camuffamento da Rari Nantes (la mutanda costumata costituisce un tentativo di mimetismo truffaldino che, nella sua semplicità ed approssimazione, fa quasi tenerezza).
Davanti a loro ecco “le menti” della banda che ci si presentano secondo il noto cliché fisiognomico e scenico del magro e del grassone.
Qui li vediamo intenti a fingersi istruttori di nuoto, ma il loro aspetto tradisce la loro vera identità. Infatti, il magro non può essere un vero istruttore di nuoto a causa della propria struttura priva di grassi e, quindi, in ragione del suo bassissimo coefficiente di galleggiabilità, forse non sa addirittura nuotare.
Ed il grassone, beh!, sfido chiunque, nel vederlo, a considerarlo una figura atletica come si addirrebbe ad un vero istruttore di nuoto.
I due sembrano piuttosto una variante del gatto e della volpe.
Ed infatti la conversazione è volta a fornire ai futuri rapinatori di banche le tecniche-base del borseggio alle turiste del nord che, in quel periodo, cominciavano a popolare le spiagge italiane.
Già me li vedo all'opera in squadriglia.
Tra loro una coordinata divisione dei compiti volta a creare le condizioni per l'azione delittuosa.
Un gruppo distrae le ignare turiste con giochi d'acqua, capriole, volteggi, tuffi ed evoluzioni varie di tipo folcloristico-etnico, dando alle malcapitate l'impressione di trovarsi tra giovani indigeni nati tra le onde e tra le rocce mentre un secondo gruppo si occupa di sottrarre le borsette alle stesse teutoniche scioccone, arrostite al nuovo sole di un nuovo inizio.
 
MC - Posso però dire questo: a volte, una foto non titolata e priva dei suoi naturali riferimenti spazio-temporali può avere in potere evocativo e di stimolo al gioco dell'elaborazione associativa ben maggiore...
 
GM - Francamente, a me sembra un contesto autunnale, mi piace l'estate ma soffro il caldo e l'umidità estremi, tutte le scuse sono buone per intravvedere l'autunno. Io vedrei una squadra di calcio in un ritiro prima dell'inizio del campionato. Indubbiamente "costumini" d'altri tempi.
 
MC - Mi pare interessante e gustosa l'ipotesi che la scena raffigurata nella foto possa essere una "scuola di ladri" balneari anni Cinquanta. Leggendo alcune delle considerazioni di Enzo che alzano il sipario su questo singolare scenario, non posso fare a meno di citare la famosa sequenza da "I soliti ignoti" in cui Totò fa lezione sui metodi da seguire per scassinare una casssaforte (clicca qui).
Detto questo, la foto è stata scattata in una giornata di fine agosto, piuttosto tempestosa ed instabile, tanto da sembrare quasi un giorno di autunno avanzata e nel contesto del Circolo nautico Telimar, dove era in corso tra squadre di Pallanuoto giovanili.

giovedì 12 novembre 2009

Panchina pedonabile: nasce prima la striscia o la panchina?


Palermo, Piazza Unità d'Italia - Panchina "pedonale"
(o si dovrebbe dire "pedonabile"?)
Foto di Maurizio Crispi

Si direbbe che la panchina in questione sia stata piazzata qui per consentire ai pedoni che tentano di attraversare di sedersi a riposare dalle lunghe attese cui sono costrette, visto che gli automibilisti che danno loro la precedenza sulle striscie zebrate sono frequenti come le mosche bianche... Circa l'uso dell'aggetivazione più corretta, mi affido all'acclarata arguzia del mio amico Enzo...

(VC) - Maurizio, devo dirti che credo proprio che tu ti stia sbagliando nel fornire un'immagine così poco lusinghiera degli automobilisti in transito da Piazza Unità d'Italia per il fatto che quelle striscie pedonali semplicemente "non esistono". Se tu infatti osservi attentamente la panchina puoi ben accorgerti che è il perfetto prolungamento delle striscie, anzi le striscie emanano proprio dalla panchina. Non ti stupire, non vi è niente di misterioso, è soltanto un volgare trucco. Infatti, un potente raggio di luce bianca passa attraverso i listelli che compongono la spalliera della panchina ingannatrice e, proiettandone l'ombra sull'asfalto lucido, crea l'illusione delle striscie. Ecco perchè molti, soprattutto appartenenti alla categoria dei sognatori e, pertanto, costituzionalmente portati a credere all'illusione, sono stati arrotati proprio in questo punto.
I fasci di luce, sovente, si rivelano ingannatori.

(GI) - Ma allora, in questo caso, ...nasce prima la striscia o la ...panchina?

(MC) - Questa è davvero una bella domanda!!! Secondo me, Enzo, in un futuro più o meno prossimo, sarà capace di trovarci una bella risposta metafisica...

(VD) - LE STELLE SONO BUCHI DA CUI FILTRA LA LUCE DELL'INFINITO (Confucio).

(VC) - Molto interessante questa rilettura del sistema delle galassie. Le stelle non esisterebbero come ci hanno sempre fatto credere, ma sarebbero soltanto il prodotto di un fascio di luce che provenendo da dietro filtra attraverso un pannello nero bucherellato. Dio sarebbe solo un megaproiettore di miliardi di triliardii di watt che posizionato dietro lo schermo luinoso ci dà l'impressione dell'Universo Infinito. Incredibile scoperta, il Creatore sarebbe soltanto il "Sommo Tecnico Delle Luci". Fino a qua tutto bene, il problema nasce quando il "Proiettore Supremo" ci invia da pagare la bolletta della luce. Un argomento simile era già stato affrontato, seppure in piccolo, da me e Maurizio Crispi come commento ad un'altra foto di panchine e devo dire che hai avuto la nostra stessa intuizione. Tra scienziati ci s'intende! Valentina, con queste semplici parole hai azzerato la religione e riformulato tutta l'astrofisica! Ti candido a futuro premio Nobel per la religione!

(MC) - Da brivido! Con un possente colpo di coda siamo saltati dalla panchina pedonabile, alla panchina ombra ad un ipotesi cosmologica che investe i massimi pensieri. Qui si sta forgiando una nuova storia del pensiero universale, ragazzi!

Freccia della Libertà versus freccia dell'Autorità


E tu dove vai se la freccia non ce l'hai? Io ce l'ho la freccia, ce l'ho!
(foto di Maurizio Crispi)

"...ma tu ce l'hai la freccia"? Che bella frase! - mi si chiede se ho una freccia, mia!
Certo che ce l'ho! Ed essendo mia posso decidere io di direzionarla dove mi pare e piace. Ho la freccia e con la mia freccia stabilisco la mia direzione, dove andare.
Avere una freccia da direzionare è qualcosa che assomiglia alla libertà.
Che meraviglia! ...anzi no!
Perchè no? Perchè credo che stia subentrando una difficoltà: siamo in una strada a senso unico e la direzione è già stata scelta da altri che rappresentano l'Autorità. Questa bella freccia bianca su cartello blu è la freccia dell'Autorità e ci dice che in questa strada si va tutti in una sola direzione.
Come, tutti in una sola direzione? Ed allora della mia freccia che me ne faccio? Che senso ha chiedermi se ho una freccia mia se non posso nemmeno usarla? Ma cos'è, uno scherzo di cattivo gusto?
Mi chiedono se possiedo la freccia della Libertà per poi vincolarmi alle decisioni della freccia dell'Autorità?
Che Democrazia è mai questa! Mi promettono scelte libere che - contemporaneamente - mi negano, imponendomi direzioni scelte da altri.
Davanti a questa presa in giro ci sarebbe da arrabbiarsi!
Qualcuno l'ha già fatto ed ha danneggiato la freccia dell'Autorità.
Per il momento sembra reggere ancora attaccata al suo paletto ma è possibile che qualche altro colpo ben assestato possa rompere i perni (quello inferiore mi sembra già leggermente allentato) e fare cadere la freccia dal suo supporto.
Allora ognuno potrebbe prendere la sua freccia della Libertà ed avvitarla al paletto nella direzione che più preferisce.

(MC) - Certo, il nostro panorama quotidiano ci offre alcune incredibili coincidenze, come è appunto la contrapposizione assolutamente casuale tra l'evocazione di una "freccia" personale (che si può supporre essere quella della libertà e dell'energia creativo/generativa) e quella costrittiva, geometrica, squadrata e priva di fantasia e slancio dell'Autorità.
La freccia, peraltro, è un simbolo molto antico come ci indicano alcuni veloci flash sul simbolismo della freccia:
"La freccia rappresenta... il pensiero che introduce la luce e l'organo creatore che apre per fecondare, che si sdoppia per permettere la sintesi.
(...)
"In senso generale, la freccia è il 'simbolo universale del superamento delle condizioni normali; rappresenta la liberazione immaginaria dalla distanza e pesantezza; un'anticipazione mentale della conquista di un bene eccezionale'.
"La freccia arriva alla meta stabilita e indica un compimento;
(...)
"...la freccia è come identificata con l'arciere che, tramite essa, si proietta, si slancia sulla preda."
Risulta evidente da tutto questo che la freccia burocratica non ha alcun potere intrinseco (è soltanto un "segno"), mentre la freccia "della libertà" che vi è contrapposta rappresenta, con il carattere di simbolo, una forte istanza interiore che si proietta in un punto che si trova al di là dell'arciere che la scocca.
Kalhil Gibran afferma che i figli sono come le frecce che l'arciere scocca dal suo arco. Sì, inizialmente, sono dell'arciere, ma poi - una volta scoccate -volano lontano per seguire una propria traiettoria che non può più essere bloccata da chi ha dato loro movimento e dinamismo.




I vostri figli non sono vostri.
Sono figli e figlie della sete che la vita ha di se stessa.
Essi vengono attraverso di voi, ma non da voi,
e benché vivano con voi non vi appartengono.
Potete donar loro l’amore ma non i vostri pensieri.
Essi hanno i loro pensieri.
Potete offrire rifugio ai loro corpi ma non alle loro anime:
essi abitano la casa del domani, che non vi sarà concesso visitare neppure in sogno.
Potete tentare di essere simili a loro, ma non farli simili a voi.
La vita procede e non s’attarda sul passato.
Voi siete gli archi da cui i figli, come frecce vive, sono scoccati in avanti.
L’arciere vede il bersaglio sul sentiero dell’infinito e vi tende con forza
affinché le sue frecce vadano rapide e lontane.
Affidatevi con gioia alla mano dell’Arciere;
poiché come ama il volo della freccia,
così ama la fermezza dell’arco.



(Kahlil Gibran, Il Profeta)

martedì 10 novembre 2009

Il guanciale degli amanti eterei


Guanciale su letto di foglie morte
(foto di Maurizio Crispi)
Il guanciale si muove di continuo, forse sospinto dal vento o forse perchè è animato di vita propria. L'altro ieri era fermo su un riquadro di cemento del marciapiede, ieri si è spostato in un aiuola ai piedi di un alberello stento, oggi invece si è fermato a riposare su di un letto di foglie morte.
Domani, chissà?
Oggi è qui, domani è lì.
Passa la notte in un luogo e, al mattino, ha già migrato altrove.
E, se poi non li vedi più, ti viene spontaneo pensare che abbiano migrato in un altrove che ti è dato soltanto immaginare.
Altri oggetti che si vedono per strada, invece, posseggono un rigida, inquiteante, fissità: giorno dopo giorno, li vedi posati sempre nello stesso punto.
E' come se non avessero vita: non godono nemmeno di quell'effimera vita riflessa derivante dal calcio occasionale d'un passante o dal dinamismo d'un ricciolo di brezza.
E non si smuovuono nemmeno di un centimetro.
Fino a che, misteriosamente, così come sono arrivati, scompaiono.
Non so dire quale, delle due categorie di oggetti, sia più inquietante...
 
(VC) - Maurizio, tu ipotizzi che il guanciale si muova perchè sospinto dal vento o forse perchè animato di vita propria.
Credo che esista anche un'altra possibilità ovvero che il guanciale sia spostato da invisibili “utenti” che lo userebbero durante la notte, nascostamente.
Forse, due amanti clandestini che non potendosi svelare sono costretti a vivere la loro intima intesa celandosi allo sguardo del mondo, interiorizzando e rendendo perfetta ed invisibile la loro unione.
Forse, i due amanti non si vedono nemmeno, forse vivono in città diverse, ma si sentono ed uniscono le loro anime.
Forse, le due anime, che sono apparentate al vento, s'incontrano e giacciono felici, adagiandosi su quel guanciale.
Nell'esplodere di quella passione convulsa ed invisibile il guanciale viene spostato.
Terminata l'unione le anime, esauste per non essersi risparmiate, non pensano mai a fare ordine, rimettendo il guanciale al proprio posto e furtive, approfittando di un alito di vento, fanno ritorno ognuna nel proprio cuore.
 
(MC) - Posso replicare solo con una citazione: "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi" (Antoine de Saint Exupéry).