domenica 28 febbraio 2010

Pene e peni d'amore statuari: dal romanticismo alla prosaica esistenza di Mr Trentatrecentimetri

Busto marmoreo senza testa, trasformato spiritosamente in testa di "pene" (Palermo, Villa Giulia)
Foto di Maurizio Crispi

(VC) - La frase simpaticamente scritta sul busto decapitato suscita certamente ilarità per il doppio senso che sottende ma - secondo letture più amene e buoniste - potrebbe anche volere comunicare le “grandi pene” che prova il busto per avere perso la testa.
Potrebbe trattarsi anche in questo caso di una delle tante storie d'amore vissute dalle cose che definiamo inanimate.
Il soggetto marmoreo potrebbe, anche lui, avere perso la testa per amore.
Caspita, se così fosse dovremmo ammettere che si comincia ad avere una bella casistica di oggetti perduti per affari di cuore.
Potrei citare un cagnolito decapitato da lunotto posteriore di automobile, oppure alcune teste di Barbie, e così via.
Tutti noi abbiamo affermato, almeno una volta nella nostra vita, di avere perso la testa per amore, ma, in realtà, la testa era saldamente al proprio posto e dopo qualche tempo pensava già ad altro, magari ad altro amore, ma questi poveri oggetti la testa la perdono sul serio.
Gli oggetti inanimati si innamorano, forse, come tutti noi però, a differenza nostra, non conoscono la metafora.
Se loro perdono la testa la perdono sul serio, gli si stacca, rotola per terra e potrebbe anche andare in frantumi.
Amen!
Noi ci possiamo permettere di dire frasi del tipo: “...mi si apre il cuore...” pur rimanendo perfettamente in vita.
Ebbene se una statua dice che le si sta spaccando il cuore è probabile che le sia già comparsa una fessurazione nel petto.
Questa fessura, incrinandone la struttura compatta potrebbe addirittura dissociare l'unità strutturale del soggetto affetto da amore marmoreo. Si potrebbe giungere ad un completo distacco dell'intera spalla sinistra con fessurazione che partendo dall'interno del cuore di pietra si è estesa a tutta la superficie ed a tutta la massa.
Capita di vedere al mattino statue di innamorati lapidei private del braccio, della spalla e di un pezzo di petto che distaccatesi dalla struttura giacciono per terra ai piedi del basamento di granito.
Il fenomeno è stupefacente e potrei tentarne una spiegazione.
Essendo una statua cosituita da fredda pietra un sopraggiunto stato emotivo, come un nuovo amore, creerebbe nella statua un surriscaldamento (il noto effetto caldaia del cuore innamorato).
Come ben si sa dalle leggi della fisica il calore tende a dilatare i solidi ma essendo la pietra, per definizione, rigida ed anelastica si può ben comprendere come lo stato di surriscaldamento e di dilatazione conseguente crei le premesse per una lesione che, ove perdurasse l'effetto dell'amore che genera calore e del calore che genera, a sua volta, dilatazione, non tarderebbe a trasformarsi in una vera e propria linea di frattura.
E noi?
Noi continuiamo a prendere in prestito frasi che non sono fatte per noi.
Con l'uso disinvolto del linguaggio figurato fingiamo di andare incontro, per amore, ad effetti devastanti che in realtà appartengono soltanto alle statue.
Esibiamo davanti all'amato/a una sorta di fragilità tipica della struttura anelastica, della pietra, del vetro, che potrebbero non reggere ad un urto ed andare in mille pezzi.
Ci facciamo pietra e vetro e chiediamo all'altro/a di essere invece iperumani, di rendersi totalmente iperelastici adattandosi a noi, assumendo la nostra stessa forma per comprendere il tormento del nostro cuore di pietra
Proponiamo, di fatto, un mostruoso rapporto uomo statua.

(MC) - Il commento di Enzo è semplicemente fantasmagorico, ed evocativo, perchè in un colpo solo mette tanta carne al fuoco... O forse dovrei dire, pietra? 
Ma non sottilizziamo. Vorrei esplicitare due riferimenti occulti: innanzitutto, entriamo in pieno nelle argomentazioni filosofiche sul sentire (Trattato sulle sensazioni) di Condillac, che, partendo da una statua di marmo, immota e priva di vita, ipotizzava cosa fosse accaduto se questa statua fosse stata progressivamente dotata dei sensi - a partire dal tatto - che noi uomini abbiamo a disposizione per relazionarci al mondo.
Ipotizzava Condillac che, una volta che la statua avesse acquisito gli strumenti del sentire, avrebbe anche conquistato una serie di qualità proprie dell'uomo, tra le quali - per estrapolazione - anche il pensiero e, si direbbe oggi, le funzioni relazionali-cognitive.
Ma, a proposito delle metafore linguistiche che assumono una loro concretezza, mi vengono anche in mente delle storie del Corriere dei piccoli di quando ero piccolino: e, in particolare, le storie del negretto Bilbolbul al quale ne succedevano di tutti i colori, a causa delle sue marachelle: ogni storia si concludeva con la traduzioone in concreto di una metafora linguistica (tipo: per la gioia, "toccare il cielo con un dito"... e il dito di Bilbolbul si allungava smisuratamente sino a toccare il cielo, poi - ovviamente - per rimediare al danno compiuto occorreva prendere provvedimenti drastici, in questo caso di tipo chirurgico.
In questo caso, il taglio del dito eccedente.

(AC )-  [Alice è stata colpita dalle potenzialità della storia d'amore adombrata da Enzo e ribatte, quindi, citando una bella poesia che riportiamo per esteso]

Una grossa pietra
con le uniche amicizie
le intemperie
si lamentava della solitudine


Un giorno un seme
sulla schiena del vento
si posò a poca distanza


Complice anche la pioggia
in un marzo che scalciò
anzitempo l’inverno
nacque un fiore
bellissimo
e la pietra se ne innamorò


Il dolore fu tanto
quando capì
che non si potevano
mai abbracciare


Il fiore le disse
che comunque sarebbe stato
un amore breve
breve come la sua vita
ed entrambi
si abbandonarono
al dolore truce
e non parlarono
mai d’amore


Verso sera del giorno dopo
passò un uomo col martello
e fece a pezzi la pietra
che serviva per un selciato
e nella foga del lavoro
stese il fiore
con una grossa scarpa


Ebbero il tempo io pensai
per la felicità d'un momento
ma lo sprecarono
in calcoli e presagi
senza liberare
mai unisone emozioni
...e dirsi..ti amo
Da: Una Farfalla All’ombra Della Luna 



(MC) - Divertente questa commistione tra testa-pene e testa persa a causa delle pene d'amore... L'amore, in effetti, dà sempre infinite pene, ma le pene d'amore non danno pane... Senza temer edi discendere dall'empireo dell'amore romantico a cose ben più prosaiche, oserei ricordare qui la famosa canzone del mitico Elio e le Storie Tese, dedicata a John Holmes, l'altrettanto mitico "re del porno", conosciuto anche come Mister Trentatré centimetri. Non esplicito il perchè di un simile nomignolo: credo che possiate arguirlo da soli...

JOHN HOLMES. Una vita per il cinema
(Elio e le Storie Tese)
Quand'ero piccolo
Tutti mi scherzavano
Per le dimensioni del mio pene
Ed io non stavo bene
Soffrivo le pene
Per colpa del pene
Ma più il problema non si pone
Sì, perchè  il pene mi dà il pane
Son diventato un grande attore
E benchè schiavo dell'amore
Mi son comprato la moto
E ora son schiavo della moto
Non faccio piu' moto
Infatti vado solo in moto
Ma ora son diventato un mito
Ho rilanciato il film muto
Perchè sono muto
E se vedrete il filmato sicuramente converrete con noi che questa e' verita'


John Holmes
Una vita per il cinema
John Holmes
Una vita per la moto


John Holmes Una vita per il cinema
John Holmes
Una vita per la moto


Trenta centimetri
Di dimensione artistica
Su di ciò la critica é concorde
Nel ritenermi sudicio
Perche' non hanno capito
Non parlo perché son rapito
E poi in faccia non son mai inquadrato
Ma dal pubblico son venerato
Ma ora sono diventato un mito
Ho rilanciato il film muto
Perche' sono muto
E se fossi stato cieco
Avrei lanciato il film cieco
E se fossi stato ato(m)
Avrei lanciato il film-ato(m)
Dicon che faccio film penosi
Perche' lavoro col pene
E insomma il pene mi da' il pane
Il pene mi dà sì la moto
Ma la moto non da' pene
Perchè funziona bene
Si', si' la moto non da' pene
Perché funziona bene


John Holmes
Una vita per il cinema
John Holmes
Una vita per la moto

John Holmes
Una vita per il cinema
John Holmes
Una vita per la moto
Jhn Holmes!
John Holmes è il nome d'arte di John Curtis Estes, nato ad Ashville (Ohio, U.S.A.) il giorno 8 agosto 1944. Noto anche come Johnny Wadd, diventò molto famoso negli anni '70 e '80, grazie anche alle notevoli dimensioni del suo pene.
Come attore pornografico John Holmes ha recitato in oltre 2.000 film ed è ancora oggi considerato la più importante star maschile del cinema hard.
John Holmes è morto il 13 marzo 1988 a causa di complicazioni legate all'AIDS. L'anno prima aveva sposato Misty Dawn; questa, che avrebbe preso il nome di Laura Holmes, nel 1998 pubblicherà la biografia del marito, in verità un' autobiografia di John Holmes, dettata alla moglie in punto di morte, che è stata pubblicata in Italia da DeriveApprodi  con il titolo"Re del porno. L'autobiografia del più grande attore hard".

Dalla presentazione del volume:
Poco prima di morire di Aids nel 1988, John Holmes ha voluto scrivere questa autobiografia. È un racconto ironico, e insieme struggente, di una vita convulsa e maledetta. Una carriera iniziata casualmente nel 1965 e proseguita con l'esplosione dell'industria del sesso e la diffusione di massa dei suoi prodotti dopo il '68. Holmes racconta aneddoti della sua infanzia puritana, i retroscena di alcuni film cult del porno, i rapporti con gli ambienti della prostituzione, dello spaccio di droga e del traffico d'armi. Con schiettezza racconta anche il dramma della sua lunga tossicodipendenza e del coinvolgimento in un orrendo omicidio plurimo. Da questo libro, emerge la figura di un personaggio acuto e intelligente, autoironico e coraggioso.

Quanto alla sua morte per AIDS, il lettore deciso ad arrivare sino in fondo avrebbe delle sorprese. Infatti, John Holmes sostiene di essere stato vittima di un complotto ordito ai suoi danni dall'intelligence americana (la CIA di allora), dai cui servizi venne convocato per essere sottoposto a degli interrogatori che non concernevano le sue attività di attore porno, bensì unpresunto traffico illecito su larga scala nel quale era rimasto invischiato. Holmes sostiene che in quell'occasione gli venne iniettato qualcosa, ma non sa essere più preciso.
E' l'unico attore porno del quale si dica a chiare lettere che sia morto per AIDS. Persino nel caso della nostra indimenticabile Moana una tale verità non è mai stata dichiarata (si è parlato piuttosto, nel suo caso, di carcinoma epatico, del resto compatibile con un'infezione inapprente da virus dell'epatite C).
A proposito di John Holmes, c'è un aneddoto proprio gustoso tratto da un film di Riccardo Schicchi, che vi voglio raccontare.
Nel film, Cicciolina (Ilona Staller) e John Holmes si incontrano perchè sono stati entrambi processati e condannati per atti osceni in luogo pubblico.
La "pena" che è stata loro comminata (e quindi torniamo a bomba al tema iniziale del contrasto-consonanza di pena-pene) consiste nello svolgere un lavoro sociale a favore di coppie "in difficoltà" che dovranno contattare domiciliarmente.
Al loro primo incontro, John Holmes si presenta a casa di Cicciolina e viene introdotto alla sua presenza.
"Ciao. Sono John Holmes" - dice, affabilmente, porgendo galantemente la mano a Cicciolina.
Cicciolina risponde immusonita: "Non ci credo!"
"Ma sì! Sono proprio io!", ribatte John Holmes, alquanto risentito.
"Va bene... - fa Cicciolina - Allora, se sei proprio quello che dici di essere, dimostramelo!"
Immaginiamo la scena: Cicciolina è languidamente seduta su di un divano e John Holmes in piedi davanti a lei. All'ingiunzione della sua partner,  John Holmes si slaccia la patta dei pantaloni e tira fuori il suo enorme pisello.
Immediato gridolino di stupore da parte di Cicciolina, mentre un'espressione di stupore le si dipinge in volto.
"Sì, sì, hai proprio ragione! Sei davvero John Holmes!"
Vi  risparmio il seguito...
...e spero di non essere stato lungo...
Ma... e se appicassimo la concretezza delle metafore delle storie di Bilbolbul a John Holmes?
Preferisco non pensarci...

(VC) - Caro Maurizio, raccolgo una tua perplessità relativa alla lunghezza delle nostre argomentazioni nella misura in cui temi possa risultare eccessiva. Voglio quindi rassicurarti. Ho provveduto a misurare con doppio decimetro lo sviluppo complessivo del testo ed ho potuto rilevare una lunghezza di trentatrè centimetri esatti. Come vedi la lunghezza risulta assolutamente “canonica”. Tranquillo, Maurizio, non temere, trentatrè centimetri è una lunghezza che in genere risulta molto... molto apprezzata.....!!!!!"

2 commenti:

  1. CONVERSAZIONE CON UNA PIETRA Wislawa Szymborska (da “Sale” 1962)

    Busso alla porta della pietra
    - Sono io, fammi entrare.
    Voglio venirti dentro,
    dare un'occhiata,
    respirarti come l'aria.

    - Vattene - dice la pietra.
    - Sono ermeticamente chiusa.
    Anche fatte a pezzi
    saremo chiuse ermeticamente.
    Anche ridotte in polvere
    non faremo entrare nessuno.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Vengo per pura curiosità.
    La vita è la sua unica occasione.
    Vorrei girare per il tuo palazzo,
    e visitare poi anche la foglia e la goccia d'acqua.
    Ho poco tempo per farlo.
    La mia mortalità dovrebbe commuoverti.

    - Sono di pietra - dice la pietra
    - E devo restare seria per forza.
    Vattene via.
    Non ho i muscoli per ridere.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Dicono che in te ci sono grandi sale vuote,
    mai viste, belle invano,
    sorde, senza l'eco di alcun passo.
    Ammetti che tu stessa ne sai poco.

    - Sale grandi e vuote - dice la pietra
    - Ma in esse non c'è spazio.
    Belle, può darsi, ma al di là del gusto
    dei tuoi poveri sensi.
    Puoi conoscermi, però mai fino in fondo.
    Con tutta la superficie mi rivolgo a te,
    ma tutto il mio interno è girato altrove.

    Busso alla porta della pietra
    - Sono io, fammi entrare.
    Non cerco in te un rifugio per l'eternità.
    Non sono infelice.
    Non sono senza casa.

    Il mio mondo è degno di ritorno.
    Entrerò e uscirò a mani vuote.
    E come prova d'esserci davvero stata
    porterò solo parole,
    a cui nessuno presterà fede.

    - Non entrerai - dice la pietra.-
    Ti manca il senso del partecipare.
    Nessun senso ti sostituirà quello del partecipare.
    Anche una vista affilata fino all'onniveggenza
    a nulla ti servirà senza il senso del partecipare.
    Non entrerai, non hai che un senso di quel senso,
    appena un germe, solo una parvenza.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.
    Non posso attendere duemila secoli
    per entrare sotto il tuo tetto.

    - Se non mi credi - dice la pietra-
    rivolgiti alla foglia, dirà la stessa cosa.
    Chiedi a una goccia d'acqua, dirà come la foglia.
    Chiedi infine a un capello della tua testa.
    Scoppio dal ridere, d'una immensa risata
    che non so far scoppiare.

    Busso alla porta della pietra.
    - Sono io, fammi entrare.

    - Non ho porta - dice la pietra.

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  2. ma anche...

    La cipolla di WISLAWA SZYMBORSKA

    LA CIPOLLA È UN'ALTRA COSA.
    INTERIORA NON NE HA.
    COMPLETAMENTE CIPOLLA
    FINO ALLA CIPOLLITÀ.
    CIPOLLUTA DI FUORI
    CIPOLLOSA FINO AL CUORE
    POTREBBE GUARDARSI DENTRO
    SENZA PROVARE TIMORE.
    IN NOI IGNOTO E SELVE
    DI PELLE APPENA COPERTI,
    INTERNI D'INFERNO
    VIOLENTA ANATOMIA
    MA NELLA CIPOLLA - CIPOLLA
    NON VISCERE RITORTI.
    LEI PIÚ E PIÚ VOLTE NUDA
    FIN NEL FONDO E COSÍ VIA.
    COERENTE È LA CIPOLLA
    RIUSCITA È LA CIPOLLA.
    NELL'UNA ECCO STA L'ALTRA
    NELLA MAGGIORE LA MINORE,
    NELLA SEGUENTE LA SUCCESSIVA,
    CIOÈ LA TERZA E LA QUARTA.
    UNA CENTRIPETA FUGA.
    UN'ECO IN CORO COMPOSTA.
    LA CIPOLLA D'ACCORDO
    IL PIÚ BEL VENTRE DEL MONDO.
    A PROPRIA LODE DI AUREOLE
    DA SÉ SI AVVOLGE IN TONDO.
    IN NOI - GRASSO NERVI VENE
    MUCHI E SECREZIONE.
    E A NOI RESTA NEGATA
    L'IDIOZIA DELLA PERFEZIONE

    amo le poesie di questa donna...

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