domenica 14 febbraio 2010

Palloncini colorati e merchandising in stile "dolcemente mostruoso", ovvero dalle stelle alle stalle

Palloncini colorati
(foto di Maurizio Crispi)

È finito il tempo della festa... Ai palloncini colorati un po' tristanzuoli non resta che far festa al cassonetto stracolmo... É il loro canto del cigno...

(AF) - Mi viene in mente La favola dei palloncini colorati. che ho sentito narrare tanto tempo fa...

C'era una volta, tanto tempo fa, molto lontano da qui, un paese in bianco e nero.
Con tante ombre al posto dei colori.
Un giorno arrivò un signore che portava, legati ad un polso, una miriade di palloncini di ogni colore.
Appena lo vide, si avvicinò un bambino e gli chiese perchè quelle strane sfere non fossero bianche e nere. Allora il signore gli rispose che veniva da un paese dove ogni cosa aveva un colore.
Proprio come quei palloncini.
Il bimbo gli domandò un palloncino e il signore decise di regalarglieli tutti.
Si chinò su di lui e glieli tese.
Il bambino li afferrò, ma d'improvviso cominciò a sollevarsi da terra con tutti i palloncini.
Il signore lo afferrò e il bimbo, spaventato, decise di lasciarli andare.
E appena toccò terra alzò gli occhi verso il cielo.
Vide quell'enorme quantità di palloncini, con tutti quegli strani colori che non aveva mai visto, librarsi in quell'infinita macchia bianco-nera che rappresentava l'unico mondo che lui conosceva.
Il suo cuore si fermò.
Era uno spettacolo meraviglioso: quei palloncini continuavano a volare in alto come luci sospese. 
lluminavano il cielo come lampioni accesi, nel contrasto delle ombre che incombevano su quel paese.
Ma d'un tratto, ecco che i pallocini azzurri cominciarono a scoppiare, colorando il cielo di un azzurro intenso.
L'aria che ne uscì si tramutò in vento.
Il vento cominciò a trasportare i palloncini dovunque.
Quelli verdi si posarono sui prati e li colorarono.
Quelli gialli fecero scoppiare il sole da cui spuntarono infiniti raggi giallo-tenue che riscaldarono tutto il paese.
Quelli variopinti colorarono i fiori e così, via via, tutto il paese, pian piano, acquisto colore...
Il bambino, smarrito e incredulo, si voltò verso il signore per domandargli spiegazioni di tutto quello che era successo.
Ma il signore dei palloncini colorati non c'era più.
Era rimasto un unico palloncino rosso che andò a posarsi sul cuore del bambino.
Il palloncino si sgonfiò e il suo cuore riprese a battere, rosso d'amore.
Era nato un nuovo mondo dei colori.

(JLM) - Il tema del "vetro colorato" è abbastanza vicino al tema del "palloncino colorato". C'è nel libro di Baudelaire lo "Spleen de Paris" (o "Petits poëmes en prose") un testo (XXXVI) chiamato "Le mauvais vitrier", dove il poeta fa salire tutti i suoi gradini ad un vetraio per gridargli : "Come! Non avete vetri di colore ? vetri rosi, rossi, blu, vetri magichi, vetri di paradiso! Voi osate paseggiare in quarrtieri poveri, e non avete neppure vetri per far vdere la vita in bello! E lo buttai vivamente verso la scala. (...)"

(MC) - La favola dei palloncini colorati è davvero terapeutica : riporta nel mondo mille variazioni policrome e lo rende vibrante di colori e di emozioni...

(VC) - Bellissima favola che testimonia la policroma fantasia di Alice, una fantasia che crea le forme base di un nuovo mondo, il colore che tutto organizza: il rosso del cuore.
Purtroppo la mia memoria è piena di fantasie distorte e fortemente inquinate da altri riferimenti.
Vi racconterò, se vorrete ascoltare.
Tanti anni fa, sotto casa mia c'era un interessantissimo esercizio commerciale avente l'evocativa ragione sociale “Dolcemente Mostruoso”.
Questo frequentatissimo sito era specializzato nella vendita di articoli di gusto alquanto dubbio, anzi, francamente discutibile e comunque da utilizzarsi in caso di scherzi o di ricorrenze varie.
Eccovi un breve esempio di alcuni degli articoli che ogni giorno ammiravo esposti in vetrina: feci finte ovvero escrementini in plastica assolutamente pari al vero, con tipica forma di mega escremento a spirale che termina con punta rastremata in alto dopo avere descritto un paio di spire, emettenti, ove compressi, un simpatico suono a trombetta, da piazzarsi preferibilmente sopra il cuscino della vittima o sopra una sedia; mini-organi genitali maschili igroscopici, ovvero di quelli che messi in acqua subiscono un vistoso rigonfiamento tale da riempire l'intera bottiglia e quindi da usare insererndoli, per burla, dentro una bottiglia d'acqua nella credenza di un amico ignaro; mani mozzate e sanguinanti da film horror disponibili anche nella variante mano mozza con dita chiuse ad eccezione del medio, da poggiare sul tavolo in cucina o nel bagno; finti pacchetti di fiammiferi del tipo chiuso a libro con raffigurato un neonato che dice la simpatica frase “quando avevo un anno” e che aprendosi, esibivano un fallico fiammifero proteso verso la vittima dello scherzo ecc. ecc.
Ebbene, vi racconto ciò perchè, se non erro, ricordo di avere visto tra i vari articoli anche il finto cassonetto repellente in plastica lavabile da usarsi in occasione di feste kitsch.
Articolo che poi ebbi l'opportunità di ammirare in occasione di feste in casa di amici.
Immaginate l'esilarante e sconcertante effetto di essere invitati ad una festicciola di compleanno tra ragazzi e di trovare in salotto, insieme ai palloncini di circostanza, anche un sontuoso cassonetto per l'immondizia stipato dei suoi bei sacchettoni condominiali.
Accanto a questo monumentale addobbo andava posto il tavolo con i salatini e la torta.
Quanti sorrisi, quanto finto ribrezzo da parte degli invitati, quante battute scontate e mal riuscite in quella che era una vera e propria palestra per l'osceno, in cui si assaporava il gusto della torta e della provocazione.
Ricordo ancora quando mi appartai dietro un tale cassonetto per sbaciucchiarmi con una ragazzina appena conosciuta e della quale non ricordo né il volto né il nome.
Forse il finto sporco del cassonetto, omeopaticamente, in virtù della nota legge per cui il simile si cura con il simile, aveva su di noi la proprietà di contrastare il finto divieto delle nostre inibizioni, la finta colpa della nostra giovanile passione.
Chissà, comunque sia rimarrò grato a quel “finto cassonetto dell'amore
L'osceno e la provocazione, che “Dolcemente Mostruoso” ben rappresentava e commerciava, si giustificavano in quanto intrusione dell'assurdo, del “nonsense” nelle nostre vite che in realtà trascorrevano nell'osservanza di altre chiusure, di altri moralismi.
Anche in politica si viveva tra altri riferimenti, altri dogmatismi, altre dicotomie. Era il periodo in cui o si era democristiani o si era comunisti ed atei.
Il cattocomunismo e la democrazia atea non erano ancora stati inventati.
Ora, purtroppo, con le case piene di immondizia vera e non raccolta, un cassonetto finto in casa non fa più ridere nessuno, non è più feticcio di una trasgressione anzi si trova comodo avere in casa un cassonetto vero. Ora, come potete vedere, vecchi addobbi per feste di ex ragazzi che assaporavano il gusto della provocazione rimangono ad intasare le strade.
In questa diffusa inciviltà vecchi palloncini e vecchi cassonetti finti in plastica lavabile per festicciole di compleanno vengono abbandonati ad ogni angolo di strada. Non si trova un vero cassonetto libero dove conferire i vecchi palloncini ed i vecchi cassonetti finti, sono tutti traboccanti di rifiuti di ogni genere e come se non bastasse, il marciapiede è pieno di escrementi a torciglione con punta rastremata.
Alcuni escrementi in plastica, abbandonati sul marciapiede, sono indistinguibili dagli escrementi veri.
Soltanto quando sono pestati accidentalmente emettono un simpatico suono a trombetta.
Soltanto gli escrementi finti, se pestati accidentalmente, emettono un simpatico suono a trombetta.
Gli escrementi veri, se pestati accidentalmente, non emettono alcun suono.

(MC) - E 'proprio vero: l'ultima affermazione di Enzo mi trova pienamente consenziente... Al massimo, nel calpestare un mucchieto di feci "vere" si potrà sentire un lieve suono di risucchio, tipo "Squish, squish" (e ciò dipenderà dalla sua consistenza) ... I palloncini colorati ci avevano fatto volare alto, mentre il commento di Enzo - per slittamenti successivi - ci ha riportato ad un universo dominato dallo scatologia, ma in fondo è giusto così visto che "quell'impronuciabile bisogno" è il più universale di tutti e visto che, malgrado il tentativo di essere vagabondi delle stelle, la dura realtà ci impone di accettare l'assioma che nella vita quotidiana dobbiamo fare sforzi immani per non affogare in un mare di m****.

2 commenti:

  1. Le mauvais vitrier (Charles Baudelaire)

    Il y a des natures proprement contemplatives et tout à fait impropres à l'action, qui cependant, sous une impulsion mystérieuse et inconnue, agissent quelquefois avec une rapidité dont elles se seraient crues elles-mêmes incapables.

    Tel qui, craignant de trouver chez son concierge une nouvelle chagrinante, rôde lâchement une heure devant sa porte sans oser rentrer, tel qui garde quinze jours une lettre sans la décacheter, ou ne se résigne qu'au bout de six mois à opérer une démarche nécessaire depuis un an, se sentent quelquefois brusquement précipités vers l'action par une force irrésistible, comme la flèche d'un arc. Le moraliste et le médecin, qui prétendent tout savoir, ne peuvent pas expliquer d'où vient si subitement une si folle énergie à ces âmes paresseuses et voluptueuses, et comment, incapables d'accomplir les choses les plus simples et les plus nécessaires, elles trouvent à une certaine minute un courage de luxe pour exécuter les actes les plus absurdes et souvent même les plus dangereux.
    Un de mes amis, le plus inoffensif rêveur qui ait existé, a mis une fois le feu à une forêt pour voir, disait-il, si le feu prenait avec autant de facilité qu'on l'affirme généralement. Dix fois de suite, l'expérience manqua ; mais, à la onzième, elle réussit beaucoup trop bien.

    Un autre allumera un cigare à côté d'un tonneau de poudre, pour voir, pour savoir, pour tenter la destinée, pour se contraindre lui-même à faire preuve d'énergie, pour faire le joueur, pour connaître les plaisirs de l'anxiété, pour rien, par caprice, par désœuvrement.

    C'est une espèce d'énergie qui jaillit de l'ennui et de la rêverie ; et ceux en qui elle se manifeste si opinément sont, en général, comme je l'ai dit, les plus indolents et les plus rêveurs des êtres.

    Un autre, timide à ce point qu'il lui faut rassembler toute sa pauvre volonté pour entrer dans un café ou passer devant le bureau d'un théâtre, où les contrôleurs lui paressent investis de la majesté de Minos, d'Eaque et de Rhadamante, sautera brusquement au cou d'un vieillard qui passe à côté de lui et l'embrassera avec enthousiasme devant la foule étonnée.

    Pourquoi? Parce que... parce que cette physionomie lui était irrésistiblement sympathique ? Peut-être ; mais il est plus légitime de supposer que lui-même il ne sait pas pourquoi.

    J'ai été plus d'une fois victime de ces crises et de ces élans, qui nous autorisent à croire que des Démons se glissent en nous et nous font accomplir, à notre insu, leurs plus absurdes volontés.

    Un matin je m'étais levé maussade, triste, fatigué d'oisiveté, et poussé, me semblait-il, à faire quelque chose de grand, une action d'éclat ; et j'ouvris la fenêtre, hélas !

    (Observez, je vous prie, que l'esprit de mystification qui, chez quelques personnes, n'est pas le résultat d'un travail ou d'une combinaison, mais d'une inspiration fortuite, participe beaucoup, ne fût-ce que par l'ardeur du désir, de cette humeur, hystérique selon les médecins, satanique selon ceux qui pensent un peu mieux que les médecins, qui nous pousse sans résistance vers une foule d'actions dangereuses ou inconvenantes).

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  2. (Le mauvais vitrier, seconda parte)

    La première personne que j'aperçus dans la rue, ce fut un vitrier dont le cri perçant, discordant, monta jusqu'à moi à travers la lourde et sale atmosphère parisienne. Il me serait d'ailleurs impossible de dire pourquoi je fus pris à l'égard de ce pauvre homme d'une haine aussi soudaine que despotique.

    «Hé! Hé!» et je lui criai de monter. Cependant je réfléchissais, non sans quelque gaieté, que, la chambre étant au sixième étage et l'escalier fort étroit, l'homme devait éprouver quelque peine à opérer son ascension et accrocher en maint endroit les angles de sa fragile marchandise.

    Enfin il parut: j'examinai curieusement toutes ses vitres, et je lui dis:

    «Comment? Vous n'avez pas de verres de couleur? Des verres roses, rouges, bleus, des vitres magiques, des vitres de paradis? Impudent que vous êtes! Vous osez vous promener dans des quartiers pauvres, et vous n'avez pas même de vitres qui fassent voir la vie en beau!»

    Et je le poussai vivement dans l'escalier, où il trébucha en grognant.

    Je m'approchai du balcon et je me saisis d'un petit pot de fleurs, et quand l'homme reparut au débouché de la porte, je laissai tomber perpendiculairement mon engin de guerre sur le rebord postérieur de ses crochets ; et le choc le renversant, il acheva de briser sous son dos toute sa pauvre fortune ambulatoire qui rendit le bruit éclatant d'un palais de cristal crevé par la foudre.

    Et, ivre de ma folie, je lui criai furieusement: «La vie en beau! La vie en beau!»

    Ces plaisanteries nerveuses ne sont pas sans péril, et on peut souvent les payer cher. Mais qu'importe l'éternité de la damnation à qui a trouvé dans une seconde l'infini de la jouissance?

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