sabato 16 gennaio 2010

Bici anaclitiche alla ricerca di un centro di gravità permanente


Bici anaclitiche
(foto di Maurizio Crispi)

(VC) - Anche in questo caso si evidenzia un rilievo già altre volte espresso ovvero che unendo due debolezze si potrebbe recuperare una nuova forza ed una nuova, valida, funzionalità.
Una bici, si sa, senza il supporto di un cavalletto mantiene un equilibrio soltanto per qualche secondo per poi precipitare, inseguendo un irraggiungibile baricentro.
Queste due bici hanno intuito, non dico hanno capito perchè una bici è priva di cervello e quindi non la accreditiamo di capacità logica, però nel loro essere strutture semplici hanno certamente intuito che la forza della gravità e dell'energia cinetica che le spingeva fatalmente ad una rovinosa caduta era essa stessa utilizzabile a supporto dell'altra.
L'unione delle loro forze negative, ovvero delle loro debolezze, le porta a ricreare una nuova struttura composta dall'unione delle due bici, una sorta di bi-bici miracolosamente auto-supportante.
E' inoltre stupefacente come il baricentro in questo caso non sia da cercarsi in basso, sotto di sè, nella proiezione di sé al suolo, ma risieda in un puovo punto che si trova esattamente al centro, tra le due bici ora congiunte in una bi-bici.
E poi mi sembra di vedere una cosa che se fosse vera avrebbe dell'incredibile: la bi-bici ha deciso di provare a muoversi autonomamente, i segni della ruota sulla spiaggia lo farebbero intuire.
Adesso sono quasi arrivate in riva al mare, forse meditano di entrare in acqua (saranno bici in alluminio e non temono la ruggine). Essendo delle bici non respirano e quindi possono anche restare sul fondo del mare. Forse hanno deciso di camminare sul fondo del mare emergendo oltre l'Oceano, forse camminando sul fondo marino, forti del loro ritrovato equilibrio che deriva dall'avere scoperto un nuovo baricentro, passeggeranno anche sopra i resti della mitica Atlantide.

(MC) - La bici in movimento è l'esempio perfetto per spiegare l'omeostasi del vivente che è data da un susseguirsi di continue "crisi" che perturbano un equilibrio del mezzo interno che non è mai statico, ma sempre e continuamente dinamico.
Quando si va in bici, l'equilibrio complessivo è la risultante vettoriale di una serie di disequilibri alternati a microcorrezioni dell'assetto.
Questa è la metafora del nostro procedere attraverso le vicissitudini di vita.
Non abbiamo un equilibrio dato per sempre, ma siamo degli "squilibrati" alla ricerca di un equilibrio.
Se si ha la consapevolezza di ciò, si è avvantaggiati.
Chi crede di essere "equilibrato" una volta per tutte è preda di un grave errore cognitivo e il suo pseudo-equilibrio e la sicurezza monolitica che ne derivano saranno causa di grande sofferenza per gli altri.
Le due bici "anaclitiche" fanno grande tenerezza perchè fanno davvero riflettere che l'appoggio reciproco in certe circostanze può essere un autentico punto di forza: se non si è soli, anzichè correre sempre alla ricerca del proprio punto di equilibrio, ci si può anche fermare a puntellarsi vicendolmente e a contemplare. L'importante è che questo sostegno complementare non si trasformi in una condizione insostituible dell'essere simbionti e legati indissolubilmente per sempre in un'immobilità funeraria...

(VC) - Capisco l'antifona! C'è il rischio di una cristallizzazione, anaclitica per l'appunto, della nuova organizzazione simbionte, che sembrerebbe anche più insidioso di una sofferta insufficienza. Il rischio di non potere più spostare il proprio baricentro, di dover mantenere un equilibrio statico ed immobile potrebbe risultare disturbante e, ad alcuni, addirittura odioso (io credo di appartenere a questa categoria) più di quanto non sarebbe la possibilità di perdere il proprio punto di gravità con il connesso rischio di una rovinosa caduta.
Forse in un sistema bi-bici, come in un qualsiasi altro sistema bi-umano o bi-altro andrebbero introdotti elementi di opportuna discontinuità che alterino la staticità di un acquisito punto di equilibrio in attesa che se ne possa ricreare uno ulteriore.
Forse la bi-bici dovrebbe recuperare la propria identità di semplice bici intesa come struttura destinata alla ricerca di un equilibrio dinamico ovvero derivante da infiniti aggiustamenti, infinite e costanti crisi nel corso delle quali ogni precedente equilibrio verrà messo in discussione, smarrito e, se la vita vorrà, riorganizzato. Forse le bi-bici dovrebbero approfittare di una discesa per provare a staccarsi ed a ritrovare un loro centro di gravità.
Ma non sarà più l'equilibrio di prima, sarà un nuovo momento di felicità, preziosa perchè libera e precaria.

(AF) -  Scusate l'intrusione, ma a quest'ora, un bel piatto di tagliatelle forse vi farebbe rinsavire ... :-)))

(VC) - Grazie Alice, non devi scusarti proprio di nulla anzi il tuo intervento è quanto mai opportuno, hai capito perfettamente che certe cose si possono pensare soltanto in stato di ipoglicemia. Mi hai salvato dal temutissimo deperimento organico. Vado a tuffarmi nel vero centro di gravità permanente, nel vero ombelico del mondo: il tortellino...

(MC) - @Alice: Enzo è davvero geniale! Lasciamolo al suo tuffo ristoratore nel tortellino che potrebbe essere anche inteso come salvagente e dunque ancora una volta partecipe delle qualità dell'anaclitismo... Cara Alice, sei giunta da poco e devi abituarti a questi duetti tra me e l'amico Enzo, nei quali il tuo contributo prezioso è e sarà il benvenuto!

Nessun commento:

Posta un commento