venerdì 8 gennaio 2010

Ombre e realtà: siamo solo ombre...


Frida ed io, le nostre ombre lunghe...
(foto di Maurizio Crispi)

(VC) - Come già una volta scrivesti, forse noi siamo soltanto ombre. In questa foto, ad esempio, vediamo Fridombra e Maurombra.
Forse la realtà sono le ombre.
Forse quando la luce colpisce l'ombra viene riflessa dell'ombra stessa e si crea una immagine colorata e tridimensionale che fornisce l'illusione della corporeità.
Quando le ombre volgono lo sguardo alla luce si vedono trasfigurate in queste nuove forme e colori. Per le ombre l'effetto è un po' come quello che si avrebbe guardando dentro un kaleidoscopio.
Allora le ombre cominciano a fantasticare una loro vita a colori, una vita psichedelica, una vita corporea. Alcune ombre tanto si immergono in questa immagine riflessa di sé che giungono a perdere il senso del loro essere ombra, della loro “ombrità” e cominciano a credere di essere tridimensionali, di avere un peso, un'altezza, un cuore che batte, un volto che arrossisce e così via con altre illusorie immagini riflesse. Basta invece che le ombre volgano lo sguardo da un'altra parte per fare svanire, all'improvviso, ogni luce, ogni colore, ogni calore.
Forse le ombre esistono anche al buio, soltanto che non si vedono.
Molte ombre sono così legate all'immagine riflessa e corporea di sé che non smettono mai, nemmeno per un istante, di guardare verso la luce.
Alcune fingono anche di parlarsi, alcune fingono di capirsi.
Alcune ombre, fortemente attratte dalla luce, le cosiddette “ombre falena” arrivano a pronunciare la frase suprema “Tu sei la luce degli occhi miei".

Platone e il mito della caverna delle idee
Al centro della “CITTÀ” detta anche “REPUBBLICA” si colloca un celeberrimo mito detto “della caverna”.  Immaginiamo degli uomini che vivano in una abitazione sotterranea, in una caverna che abbia l’ingresso aperto verso la luce per tutta la sua larghezza, con un lungo andito d’accesso; e immaginiamo che gli abitanti di questa caverna siano legati alle gambe ed al collo in modo che non possano girarsi e che quindi possano guardare unicamente verso il fondo della caverna medesima. Immaginiamo poi che, appena fuori dalla caverna, vi sia un muricciolo ad altezza d’uomo e che dietro questo, (quindi interamente coperti dal muricciolo) si muovano degli uomini che portano sulle spalle statue lavorate in pietra e in legno, raffiguranti tutti i generi di cose. Immaginiamo, ancora, che dietro questi uomini arda un grande fuoco e che, in alto, splenda il sole. Infine, immaginiamo che la caverna abbia una eco e che gli uomini che passano al di là del muro parlino e che le loro voci rimbalzino per effetto dell’eco. Ebbene, se così fosse, quei prigionieri non potrebbero vedere altro che le ombre delle statue che si proiettano sul fondo della caverna e udrebbero l’eco delle voci; ma essi crederebbero anche che le voci dell’eco fossero le voci prodotte da quelle ombre. Ora, supponiamo che uno di questi prigionieri riesca a sciogliersi a fatica dai ceppi; ebbene, costui con fatica riuscirebbe ad abituarsi alla nuova visione che gli apparirebbe e, abituandosi, vedrebbe le statuette muoversi al di sopra del muro e capirebbe che quelle sono ben più vere di quelle cose che prima vedeva e che ora gli appaiono come ombre. Supponiamo che qualcuno tragga il nostro prigioniero fuori della caverna e al di là del muro; ebbene, egli resterebbe abbagliato prima dalla gran luce e poi, abituandosi, vedrebbe le cose stesse e, da ultimo, prima riflessa e poi in se, vedrebbe la luce stessa del sole e capirebbe che queste e solo queste sono le realtà vere e che il sole è causa di tutte le altre cose visibili.



1 commento:

  1. Alice Ferretti (in Facebook) ha scritto sulla foto:

    "Nella notte entreremo a rubare un ramo fiorito. Passeremo il muro, nelle tenebre del giardino altrui, due ombre nell'ombra"
    (Pablo Neruda)

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