giovedì 5 novembre 2009

Man-panchine: insidiose trappole, misuratori della forza dell'amore oppure strumento di ascesi?


Una mano nel c... non sempre è una pacca!
(foto di Giuseppe Catalano)

(MC) - Possibili definizioni: mano-panchina o panchina-mano? Oppure, volendo intetizzare: "man-panchina", "manchina" o "panchi-ma"... Sarebbero dei possibili neologismi per un oggetto sicuramente ibrido che meriterebbe una sua specifica nomenclatura... Per altri versi, spostandoci nel territorio del perturbante, si tratta indubbiamente di una panchina inquietante: se la sua consistenza lapidea fosse soltanto un inganno per l'incauto "appanchinante" e se il comportamento dell'insolita "manpanchina" (apparentemente accativante, perchè sembra offrire con quelle ditone un abbraccio avvolgente al suo utilizzatore) fosse analogo a quello dei fiori carnivori?
Che poi, Zac!, si chiudono sull'ignaro insetto per digerirlo con tutta calma.
Non dico altro per non spaventarvi troppo...
Un ringraziamento a Giuseppe Catalano per averci messo sull'avviso circa l'esistenza di queste minacciose "man-panchine"... "L'invasione delle manpanchine" (ricalcante il più celebre "L'invasione degli ultracorpi") potrebbe essere il titolo di un'interessante film di fantascienza di prossima uscita. Ma, ahimé, come testimonia questo avvistamente, le man-panchine sono già tra noi!!! Però, queste man-panchine potrebbero tornare utili: ho in mente due o tre persone che manderei volentieri a sedercisi su...

(GC) - Io non ci vedo nulla di inquietante, anzi, quest'insolita panchina potrebbe essere una mano che aiuta a sollevare il morale e il fisico a gente che lo tiene molto in basso. Penso anche che Maurizio veda troppi film di fantascienza, tipo 20.000 leghe sotto i mari, etc. Secondo il mio modesto parere, la panchina che ho fotografato è una mano che ci porta in alto, per farci vedere le cose da un altro punto di vista.

(MC) - Caspita, anche questa è una bella lettura! Come a dire che la man-panchina possa essere la mano d'un gigante ultraterreno che ci solleva in alto per portarci più vicini al cielo... Mi viene in mente la celebre scena del film King Kong (e dei suoi diversi remake) in cui la gigantesca scimmia solleva con infinita delicatezza la sua bella (Fay Wray, nel primo film del 1933, Jessica Lange, nel remake di Guillermine del 1976, e Naomy Watts, nel film di Peter Jackson del 2005), racchiudendola nel palmo della sua mano sino ad averla all'altezza degli occhi per poterla esaminare meglio... Ma tralascio quest'associazione, perchè poi Giuseppe mi viene a dire che mastico troppa fantascienza! Ogni oggetto si presenta a noi in modi diversi. Ognuno di noi osserva le cose utilizzando dei propri vertici di osservazione peculiari. Ognuno "interpreta" ciò che vede e, quindi, davanti ad uno stesso oggetto, davanti uno stesso pezzo del "reale", possono coesistere diverse letture. Così facendo, applichiamo alle cose un "pensiero debole", anzichè una lettura monolitica che non dà spazio a visioni alternative... E' questo il gioco: le immagini che ciascuno di noi offre agli altri diventano giocattoli ( o, meglio ancora, dei "dispositivi") che consentono delle speculazioni ed attivano un percorso di ermeneutica.
Attraverso questo processo condiviso (e divertente) si arriva ad una visione "complessa" in cui tanti livelli diversi si compenetrano e raccontano storie, oppure sono il punto di partenza per narrazioni divergenti, ciascuna delle quali può avere una sua dignità...

(GC) - Posso essere d'accordo con molta parte di queste lettura... Anzi lo sono, tranne che per il percorso di "ermeneutica" che Maurizio propone. Una foto deve e può essere letta in due modi, o semplicemente riferendosi a (guardando) quello che è impresso, o con gli occhi della fantasia (vedendo quello che si vuole vedere).

(VC) - Credo di aver letto da qualche parte (ma non ne sono tanto sicuro) di questa mano di pietra come monolite parente della ben più nota "bocca della verità". Al noto tondo stacca-mano sarebbe apparentata dalla comune missione di smascherare i "cattivi" o non sinceri sentimenti dei convenuti.
Vuole la leggenda che innamorati pronti a giurarsi eterno amore fossero soliti provare la veridicità del proprio sentimento appanchinandosi nella manona granitica.
Al primo bacio la mano avrebbe percepito il calore prodotto dal vero amore ed essa stessa si sarebbe riscaldata ed ammorbidita, perchè l'amore, si sa, fa sciogliere anche i sassi, ed avrebbe avvolto con dolcezza i due cuori creando, solo per loro, una invalicabile "alcovina".
Nessuna violenza è descritta per i finti innamorati desiderosi soltanto di ostentare un sentimento inesistente, in questo caso la pietra, che è fredda conduttrice di calore, si sarebbe raggelata sempre di più, sempre di più, sino a congelare le terga dei due appanchinati senza amore i quali, in tale condizione, a causa di un fastidio insopportabile, sarebbero stati indotti a desistere da quella farsa.
Alzandosi ognuno di loro, andando da solo per la propria strada avrebbe avuto come primo desiderio quello di darsi delle autopacche sul sedere congelato ed anestetizzato per riattivare la circolazione, altro che baci.
Proprio l'opposto dell'idillio!

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